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Editoriali

Cingolani e la scivolata sul caro energia

Redazione

Le bollette salate dipendono dai tabù che l’Italia non vuole affrontare

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Il ministro della Transizione ecologica (Mite), Roberto Cingolani, ha detto che intende battere cassa in Europa per fronteggiare il caro-energia. Rispondendo a un’interrogazione alla Camera, ha dichiarato: “L’obiettivo di sterilizzare gli aumenti per tutte le categorie produttive e sociali richiederà molte più risorse di quelle finora rese disponibili”. E’ proprio il caso di invocare l’antica saggezza: medice, cura te ipsum! Infatti, è vero che il rally dei prezzi energetici ha colto tutti alla sprovvista, ed è vero che parte della risposta deve necessariamente arrivare da Bruxelles. Ma, prima di chiedere nuovi contributi in aggiunta a quelli che già riceveremo attraverso il Next Generation Eu, sarebbe opportuno cominciare a fare pulizia nella giungla della bolletta e nella selva della burocrazia.

 

Non sono pochi, infatti, gli elementi interni che contribuiscono a gonfiare la spesa energetica delle famiglie e delle imprese. Per esempio, gli incentivi alle rinnovabili in Italia sono un multiplo rispetto a quelli di altri paesi: si obietta (giustamente) che da noi il problema è l’iter autorizzativo. Ma allora, anziché chiedere e dare soldi, bisogna semplificare le norme: qualcosa è già stato fatto, ed è un bene, ma occorre fare di più. E che dire della incomprensibile scelta del governo, che ha impugnato la legge regionale del Lazio solo nella parte in cui dispone una moratoria sulle rinnovabili, lasciando invece intatta quella che impedisce la riconversione della centrale a carbone di Civitavecchia?

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Inoltre, il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato quasi con sprezzo che aumenterà le forniture di gas per l’Europa. Ma come possiamo lamentarci, se noi stessi siamo i primi a impedirne l’estrazione dal nostro sottosuolo? Lo stesso responsabile del Mite, ieri, ha ribadito che “non saranno concesse nuove autorizzazioni”. Cingolani è un ministro coraggioso che ci ha abituato a dire pane al pane. Proprio per questo, dovrebbe riconoscere che, se noi siamo parte del problema, noi dobbiamo essere parte della soluzione.

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