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redazione

Gli occupati aumentano, gli inattivi pure. La svolta che serve dal Recovery

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Gli ultimi dati sull’occupazione diffusi dall’Istat sono tutto sommato positivi, perché fanno registrare a novembre un incremento degli occupati, ma mostrano anche qualche segnale di preoccupazione dovuto all’aumento degli inattivi. Il tasso di occupazione migliora dello 0,3 per cento (più 63 mila unità) ed è un dato positivo perché riguarda sia gli uomini sia le donne, anche se in misura maggiore i primi (più 42 mila) rispetto alle seconde (più 21 mila) che hanno subìto un calo maggiore da inizio pandemia. Per i tipi di contratto gli occupati aumentano sia tra i dipendenti a tempo indeterminato sia tra gli autonomi, mentre diminuiscono tra chi ha contratti a termine (meno 40 mila unità). Un dato a dimostrazione del fatto che il blocco dei licenziamenti non tutela tutti nella stessa misura, confermato dal fatto che tra gli under 35 si registra gran parte del calo degli occupati. In pratica i giovani tra 25 e 34 anni e con un contratto a termine compongono la fascia che più subisce l’impatto della crisi.

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Gli ultimi dati sull’occupazione diffusi dall’Istat sono tutto sommato positivi, perché fanno registrare a novembre un incremento degli occupati, ma mostrano anche qualche segnale di preoccupazione dovuto all’aumento degli inattivi. Il tasso di occupazione migliora dello 0,3 per cento (più 63 mila unità) ed è un dato positivo perché riguarda sia gli uomini sia le donne, anche se in misura maggiore i primi (più 42 mila) rispetto alle seconde (più 21 mila) che hanno subìto un calo maggiore da inizio pandemia. Per i tipi di contratto gli occupati aumentano sia tra i dipendenti a tempo indeterminato sia tra gli autonomi, mentre diminuiscono tra chi ha contratti a termine (meno 40 mila unità). Un dato a dimostrazione del fatto che il blocco dei licenziamenti non tutela tutti nella stessa misura, confermato dal fatto che tra gli under 35 si registra gran parte del calo degli occupati. In pratica i giovani tra 25 e 34 anni e con un contratto a termine compongono la fascia che più subisce l’impatto della crisi.

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L’altro dato positivo è il forte calo dei disoccupati, ovvero delle persone in cerca di lavoro (meno 168 mila), che fa scendere il tasso di disoccupazione all’8,9 per cento (meno 0,6 punti). Ma anche questo dato è il risultato di una tendenza positiva, l’aumento degli occupati, e di una più preoccupante: l’aumento degli inattivi, ovvero di persone che non lavorano né cercano un’occupazione. Nel mese di novembre ci sono sono 73 mila inattivi in più (più 0,5 per cento), con un tasso di inattività che arriva al 35,8 per cento (e pure in questo caso la fascia in cui gli inattivi aumentano di più è quella 24-35 anni: più 85 mila). L’impatto della crisi Covid è più evidente su base annuale: rispetto a novembre 2019 ci sono 390 mila occupati in meno (considerando che c’è il blocco dei licenziamenti) e le ore pro capite effettivamente lavorate sono 2,5 in meno. La botta è stata forte, ci sono segnali di ripresa che nel 2021 devono essere accompagnati da un buon Recovery plan, ma la vera svolta può arrivare da una vaccinazione di massa.

 

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