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editoriali

Per un vero ritorno al lavoro

Redazione

Salgono occupazione e fiducia delle imprese, ma c’è molto da recuperare

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L’indice Ihs/Pmi, che misura la fiducia delle imprese del manifatturiero, in Italia è in territorio saldamente positivo: ad agosto sale a 53,1 punti dal 51,9 di luglio, il più alto in Europa e al livello record da 26 mesi. Il dato, diffuso ieri, arriva insieme alle statistiche mensili sull’occupazione. E anche queste sono positive. “A luglio – dice l’Istat – dopo quattro mesi di flessioni consecutive, l’occupazione torna a crescere mentre, a fronte del calo dell’inattività, prosegue l’aumento del numero di persone in cerca di lavoro”. Più persone tornano al lavoro e più persone si attivano per cercarlo. Su base mensile l’occupazione aumenta di 85 mila unità (+0,4 per cento), il tasso di occupazione sale così al 57,8 per cento (+0,2 punti) ma resta sempre, storicamente, uno dei più bassi a livello europeo. Oltre all’aumento degli occupati, dicevamo, l’altro dato positivo è la consistente diminuzione del numero di inattivi (-1,6 per cento pari a -224 mila unità) con un tasso di inattività, gonfiatosi nei mesi del lockdown, che scende di 0,6 punti al 35,8 per cento. Simmetricamente è paradossalmente positivo l’aumento del tasso di disoccupazione al 9,7 per cento (+0,5 punti), perché vuol dire che sono aumentate le persone in cerca di lavoro (+134 mila). L’ulteriore dato positivo è il fatto che l’occupazione sia aumentata soprattutto tra le donne (+80 mila sulle 85 mila unità totali), che hanno subìto particolarmente la crisi e il cui tasso di attività in Italia è troppo basso. Non mancano segnali negativi, come il fatto che gli occupati aumentano fra tutte le classi di età tranne che tra i giovani (25-34 anni) e la diminuzione degli occupati tra gli autonomi (-60 mila). I segnali sono incoraggianti, ma il saldo è ancora molto negativo: circa mezzo milione di occupati in meno dall’inizio della crisi. Probabilmente il numero sarebbe più alto se non ci fosse stato il blocco dei licenziamenti, ma è anche vero che quando si tornerà alla normalità molti posti si perderanno. E in ogni caso il blocco non è servito molto a tutelare giovani, donne, autonomi e lavoratori con contratti a termine. E’ di queste categorie che bisogna occuparsi, e non con i sussidi. “Gli stimoli devono creare nuovi posti di lavoro, non salvare i vecchi”, ha detto ieri Mario Draghi.

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L’indice Ihs/Pmi, che misura la fiducia delle imprese del manifatturiero, in Italia è in territorio saldamente positivo: ad agosto sale a 53,1 punti dal 51,9 di luglio, il più alto in Europa e al livello record da 26 mesi. Il dato, diffuso ieri, arriva insieme alle statistiche mensili sull’occupazione. E anche queste sono positive. “A luglio – dice l’Istat – dopo quattro mesi di flessioni consecutive, l’occupazione torna a crescere mentre, a fronte del calo dell’inattività, prosegue l’aumento del numero di persone in cerca di lavoro”. Più persone tornano al lavoro e più persone si attivano per cercarlo. Su base mensile l’occupazione aumenta di 85 mila unità (+0,4 per cento), il tasso di occupazione sale così al 57,8 per cento (+0,2 punti) ma resta sempre, storicamente, uno dei più bassi a livello europeo. Oltre all’aumento degli occupati, dicevamo, l’altro dato positivo è la consistente diminuzione del numero di inattivi (-1,6 per cento pari a -224 mila unità) con un tasso di inattività, gonfiatosi nei mesi del lockdown, che scende di 0,6 punti al 35,8 per cento. Simmetricamente è paradossalmente positivo l’aumento del tasso di disoccupazione al 9,7 per cento (+0,5 punti), perché vuol dire che sono aumentate le persone in cerca di lavoro (+134 mila). L’ulteriore dato positivo è il fatto che l’occupazione sia aumentata soprattutto tra le donne (+80 mila sulle 85 mila unità totali), che hanno subìto particolarmente la crisi e il cui tasso di attività in Italia è troppo basso. Non mancano segnali negativi, come il fatto che gli occupati aumentano fra tutte le classi di età tranne che tra i giovani (25-34 anni) e la diminuzione degli occupati tra gli autonomi (-60 mila). I segnali sono incoraggianti, ma il saldo è ancora molto negativo: circa mezzo milione di occupati in meno dall’inizio della crisi. Probabilmente il numero sarebbe più alto se non ci fosse stato il blocco dei licenziamenti, ma è anche vero che quando si tornerà alla normalità molti posti si perderanno. E in ogni caso il blocco non è servito molto a tutelare giovani, donne, autonomi e lavoratori con contratti a termine. E’ di queste categorie che bisogna occuparsi, e non con i sussidi. “Gli stimoli devono creare nuovi posti di lavoro, non salvare i vecchi”, ha detto ieri Mario Draghi.

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