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Detassare è meglio di un bonus vacanze

Redazione

Il piano in favore del turismo non ha funzionato. Meglio cambiare strategia

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Cantare vittoria perché il bonus vacanze previsto nel decreto “Rilancio” si sta rivelando “un fallimento annunciato” è un atteggiamento, prima ancora che ingeneroso, sostanzialmente inutile. Soprattutto quando viene da parte di esponenti della Lega, come il senatore Gian Marco Centinaio, che erano al governo quando nacquero i ben più fallimentari navigator e Reddito di cittadinanza. Almeno, del bonus, un milione e 400 mila famiglie ne hanno usufruito, soldi messi in circolo in un settore in crisi. Ciò detto, che il provvedimento pensato a sostegno del turismo tramite un incentivo alla spesa per i ceti più a basso reddito non abbia funzionato è scritto nei numeri – anche se il provvedimento è ancora in vigore e, data l’esiguità degli importi, è possibile che verrà usato per formule “weekend” meno costose. Dei 2,4 miliardi stanziati, a oggi sono stati spesi 615 milioni. I motivi sono in sostanza chiari: da un lato la poca fiducia degli albergatori, che hanno in gran parte rifiutato il sistema del bonus, per timore di finire nelle strette dei ritardi per i rimborsi.

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Cantare vittoria perché il bonus vacanze previsto nel decreto “Rilancio” si sta rivelando “un fallimento annunciato” è un atteggiamento, prima ancora che ingeneroso, sostanzialmente inutile. Soprattutto quando viene da parte di esponenti della Lega, come il senatore Gian Marco Centinaio, che erano al governo quando nacquero i ben più fallimentari navigator e Reddito di cittadinanza. Almeno, del bonus, un milione e 400 mila famiglie ne hanno usufruito, soldi messi in circolo in un settore in crisi. Ciò detto, che il provvedimento pensato a sostegno del turismo tramite un incentivo alla spesa per i ceti più a basso reddito non abbia funzionato è scritto nei numeri – anche se il provvedimento è ancora in vigore e, data l’esiguità degli importi, è possibile che verrà usato per formule “weekend” meno costose. Dei 2,4 miliardi stanziati, a oggi sono stati spesi 615 milioni. I motivi sono in sostanza chiari: da un lato la poca fiducia degli albergatori, che hanno in gran parte rifiutato il sistema del bonus, per timore di finire nelle strette dei ritardi per i rimborsi.

 

Dall’altra, la soglia di accesso era tale da interessare solo redditi molto bassi: le famiglie che in vacanza non andavano nemmeno nel 2019. Si può rimediare: la richiesta di Federturismo, su cui il Mibact è sostanzialmente d’accordo, è di ridistribuire in altre forme agli operatori il monte spesa che rimarrà inutilizzato. Ma la lezione da trarre, ed estensibile ad altri interventi di assistenzialismo a pioggia sui consumi, è che l’assistenzialismo a pioggia sui consumi ha poco respiro, soprattutto in settori in cui la propensione alla spesa appare a molti cittadini voluttuaria. Meglio sarebbe stato (e sarà in futuro) abbassare il carico fiscale sul turismo, o introdurre misure premianti legate alla qualità dei servizi e delle strutture, in modo da rendere stabile nel tempo la sostenibilità del settore. Ci sarebbero stati quest’estate meno alberghi chiusi o a mezzo servizio, e la maggiore offerta è sempre anche un incentivo alla concorrenza, che è uno dei fattori di risparmio per il cliente.

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