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Eurobond perpetui, alla spagnola

Redazione

Il piano di Sánchez è un buon compromesso tra “frugali ”del nord e club Med

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A tre giorni da un vertice europeo sul quale incombono la propaganda e le impuntature – da parte italiana, il no al ricorso al Mes pur se depurato da condizionalità ed Eurobond quale unica opzione; da Germania e Olanda l’esatto opposto – è la Spagna ad avanzare una proposta che mira a colmare il divario tra le due trincee. Il piano del governo di Pedro Sánchez è stato anticipato dal País, autorevole quotidiano madrileno che lo presenta come un “non paper”, un documento informale. E ricalca la proposta elaborata in Italia, sul Foglio, dall’economista Guido Tabellini, e da lui e Francesco Giavazzi sul portale VoxEu: finanziare il Recovery fund attraverso “debito perpetuo europeo” (“Eurobond irredimibili”, li chiamava Tabellini) del volume di 1.500 miliardi di euro, dei quali verrebbero ripagati solo gli interessi ma non il capitale. Interessi bassissimi grazie alla tripla A, garantita dalla Bce e dai fondi di bilancio Ue alla quale si dovrà cedere un pezzetto di gettito (sovranità fiscale). Applicato ai 1.500 miliardi suggeriti, un po’ meno del pil dell’Italia, un tasso d’interesse dello 0,5 per cento (un punto in più del tasso praticato dalla Bce), costerebbe intorno allo 0,05 per cento del pil complessivo dei paesi europei. Una cifra sostenibile, anche se fosse ripartita in base ai pil nazionali. Questo mega-fondo verrebbe destinato agli effetti diretti e alle ricadute economiche a medio termine della pandemia, attraverso il finanziamento di progetti di ricostruzione economica coerenti con le linee guida fissate a livello europeo: trasformazione ecologica, transizione digitale e sviluppo tecnologico. Da un lato quindi si chiede una mutualizzazione del debito, un po’ come già accade con il Mes, ma dall’altro attraverso la creazione di un budget e risorse proprie europee si cede un pezzo di sovranità. E’ il tentativo di mettere in comune garanzie, risorse, decisioni e responsabilità. La proposta spagnola, oltre che per il contenuto, è innovativa per il metodo, perché punta a una mediazione ragionevole. In Europa si tratta con proposte razionali, concrete e capaci di raccogliere consensi. Con le minacce e con i veti non si va da nessuna parte: è il modo migliore per farsi rispondere “nein”.

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A tre giorni da un vertice europeo sul quale incombono la propaganda e le impuntature – da parte italiana, il no al ricorso al Mes pur se depurato da condizionalità ed Eurobond quale unica opzione; da Germania e Olanda l’esatto opposto – è la Spagna ad avanzare una proposta che mira a colmare il divario tra le due trincee. Il piano del governo di Pedro Sánchez è stato anticipato dal País, autorevole quotidiano madrileno che lo presenta come un “non paper”, un documento informale. E ricalca la proposta elaborata in Italia, sul Foglio, dall’economista Guido Tabellini, e da lui e Francesco Giavazzi sul portale VoxEu: finanziare il Recovery fund attraverso “debito perpetuo europeo” (“Eurobond irredimibili”, li chiamava Tabellini) del volume di 1.500 miliardi di euro, dei quali verrebbero ripagati solo gli interessi ma non il capitale. Interessi bassissimi grazie alla tripla A, garantita dalla Bce e dai fondi di bilancio Ue alla quale si dovrà cedere un pezzetto di gettito (sovranità fiscale). Applicato ai 1.500 miliardi suggeriti, un po’ meno del pil dell’Italia, un tasso d’interesse dello 0,5 per cento (un punto in più del tasso praticato dalla Bce), costerebbe intorno allo 0,05 per cento del pil complessivo dei paesi europei. Una cifra sostenibile, anche se fosse ripartita in base ai pil nazionali. Questo mega-fondo verrebbe destinato agli effetti diretti e alle ricadute economiche a medio termine della pandemia, attraverso il finanziamento di progetti di ricostruzione economica coerenti con le linee guida fissate a livello europeo: trasformazione ecologica, transizione digitale e sviluppo tecnologico. Da un lato quindi si chiede una mutualizzazione del debito, un po’ come già accade con il Mes, ma dall’altro attraverso la creazione di un budget e risorse proprie europee si cede un pezzo di sovranità. E’ il tentativo di mettere in comune garanzie, risorse, decisioni e responsabilità. La proposta spagnola, oltre che per il contenuto, è innovativa per il metodo, perché punta a una mediazione ragionevole. In Europa si tratta con proposte razionali, concrete e capaci di raccogliere consensi. Con le minacce e con i veti non si va da nessuna parte: è il modo migliore per farsi rispondere “nein”.

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