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Tridico ci ripensa: “Non è vero che abbiamo diminuito la povertà del 60 per cento”

Intervistato dalla Stampa, il presidente dell'Inps ritratta i dati strabilianti del rdc. Ma il danno è fatto: Conte aveva già comunicato i numeri farlocchi agli italiani

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Alla fine ha dovuto ammetterlo. Dopo aver annunciato di aver diminuito, grazie al Reddito di cittadinanza, la povertà del 60 per cento e, in seguito, aver corretto il tiro di qualche decina di punti percentuali – “Il tasso di povertà nel nostro paese si è ridotto dell'8 per cento”, disse durante un convegno delle Acli di Napoli –, oggi il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ammette: “Non abbiamo abolito la povertà”. Intervistato dalla Stampa, Tridico ritratta l'annuncio del 60 per cento di povertà in meno, e spiega da dove derivi quel dato altisonante. “In questo momento il reddito è distribuito fra poco più di un milione di nuclei familiari”, spiega Tridico. “Se a questi si aggiungono quelli previsti dalla relazione tecnica della legge, a regime raggiungeremo tre dei cinque milioni di persone considerate povere dall'Istat”. Una cosa ben diversa dal sostenere che la povertà sia diminuita del 60 per cento. 

 

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Sul Foglio, subito dopo lo strabiliante annuncio di Tridico, Luciano Capone aveva scritto che quella stima non aveva alcun fondamento. Risalendo alle simulazioni del Centro studi Inps che il presidente aveva utilizzato per annunciare il dato del 60 per cento di povertà in meno, Capone aveva scoperto che la percentuale non si riferisce al “tasso di poveri assoluti in meno", ma al "tasso di poveri assoluti 'eleggibili' al beneficio". Ovvero la platea dei potenziali percettori del Reddito di cittadinanza. 

 

 

Spiegata la natura di quel sibillino 60 per cento, nell'intervista il presidente dell'Inps prosegue dicendo che ci sono due dati incontestabili. Il primo riguarda il parametro che valuta il livello di disuguaglianza (coefficiente di Gini), che è sceso dell'1,2 per cento. Il secondo concerne “l'intensità del tasso di povertà, calato dal 38 al 30 per cento”. Vi dicono nulla questi ultimi numeri? La differenza è proprio di 8 punti percentuali, il dato che lo stesso Tridico sbandierava al convegno delle Acli di Napoli. Ma ora, come ha ammesso il presidente dell'Inps, quel dato non si riferisce più alla riduzione della povertà, bensì all'intensità di povertà, un indice che misura quanto sono poveri i poveri (una sorta di sintesi del divario tra le risorse a disposizione dei soggetti definiti come poveri e la soglia di povertà). Sul Foglio, avevamo già spiegato l'errore di Tridico: “Neppure questo dato è quindi riferibile alla riduzione del numero di poveri assoluti”, scrivevamo a dicembre. “E' probabile dunque che Tridico, ancora una volta, abbia confuso i dati. Oppure che abbia deciso di rigirarli a suo favore. E francamente, a questo punto, non si sa quale delle due eventualità sia peggiore”. 

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Dunque, dopo gli articoli del Foglio, Tridico, messo alle strette, ha infine ritrattato i suoi proclami “straordinari”. Lo ha fatto in sordina, rispondendo alle domande della Stampa. Ciò non toglie che il presidente dell'Inps dovrà fare i conti con la sue responsabilità, spiegando in maniera più esplicita il significato di quella percentuale, visto che il dato farlocco del 60 per cento di povertà in meno da lui diffuso è stato rilanciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di fine anno. Una menzogna di cui ora molti italiani (soprattutto militanti del M5s) sono convinti, proprio a causa delle dichiarazioni di Tridico. Un premier dovrebbe potersi fidare del presidente dell'Inps e i cittadini di entrambi, quando dal loro ruolo istituzionale diffondono dei dati. Ma nell'Italia di oggi, purtroppo, questo non è affatto scontato. 

 

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