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Il Fmi dice che l'Italia è un rischio per l'economia dell'Europa

Maria Carla Sicilia

Stime di crescita al ribasso e un disavanzo peggiore di quello indicato nel Def dal governo italiano. Nel World Economic Outlook riescono a fare peggio solo pochi paesi (nessuno europeo)

Sono bastati tre mesi perché le stime di crescita del Fondo monetario internazionale per l'Italia si riducessero ulteriormente, fermandosi per il 2019 allo 0,1 per cento: solo a gennaio il Fmi si aspettava lo 0,6 per cento e a ottobre l'1 per cento. La previsione è stata pubblicata oggi nel World Economic Outlook, presentato da Gita Gopinath a Washington, nello stesso giorno in cui il governo italiano discute il nuovo documento di economia e finanza. In linea con le stime del Fmi, anche nelle bozze del Def il governo prevede un pil fermo allo 0,1 per cento per l'anno in corso, ma molto diversi sono invece i dati del rapporto deficit/pil e del debito pubblico. Il 2,4 per cento di disavanzo rispolverato oggi dal governo (trasformato a settembre nel 2,04 per fare in modo che Bruxelles accettasse la manovra) è troppo ottimista per il Fmi, che valuta invece un rapporto deficit/pil del 2,7 per cento per l'anno in corso (in autunno le stime erano molto più positive: 1,7 per cento). Il motivo è la crescita del debito pubblico, fattore di preoccupazione per gli economisti di Washington, che stimano possa arrivare al 133,4 per cento del pil. Anche in questo caso c'è una differenza con le previsioni del governo gialloverde, che nell'aggiornamento del Def stimano un debito del 132,7 per cento. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, a differenza dell'Ocse il Fmi non vede recessione, ma solo stagnazione. Ma senza un cambio di rotta l'Italia potrebbe perdere la sua attrattività nei confronti degli investimenti e compromettere la stabilità del suo sistema bancario. 

        

"La seconda parte del 2018 è stata particolarmente debole per l'Italia, che era in recessione, e quella debolezza è arrivata anche nel 2019. La preoccupazione che resta è l'alto livello del debito, degli alti costi per le banche di finanziarsi e tutto questo è riflesso in investimenti più deboli in Italia", ha spiegato Gopinath in conferenza stampa. Una situazione che secondo Gopinath può avere ricadute negative per tutte le economie dell'Eurozona se ci fosse una "prolungata incertezza di bilancio e rendimenti elevati dei titoli pubblici". I primi risultati già si vedono. "I dati più deboli del previsto e le preoccupazioni per l'Italia" sarebbero infatti alla base della svalutazione del 3 per cento dell'euro che si è registrata negli ultimi mesi. In particolare il rischio maggiore è collegato al rapporto tra banche e titoli di Stato, che nel nostro paese è particolarmente forte: perciò il Fmi ha ricordato che "un periodo prolungato di rendimenti elevati in Italia accentuerebbe il peso sulle banche, graverebbe sull'attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito". Ancora, il Fondo segnala anche la necessità che l'Italia, insieme a Francia e Spagna, "ricostruisca gradualmente buffer di bilancio per evitare di riaccendere la spirale negativa tra rischio sovrano e banche".

  

Insieme alla Brexit – di cui il Fmi teme gli effetti di un esito senza accordo – l'Italia rappresenta dunque un possibile fattore di rischio capace di scatenare un contagio nelle economie europee. Un allarme che l'organizzazione guidata da Christine Lagarde aveva già segnalato a febbraio. Secondo il report, nel mondo sono pochi i paesi che registrano una contrazione della crescita peggiore dell'Italia, nonostante il rallentamento globale. Si tratta di Venezuela (dove il pil è previsto in calo del 25 per cento), Iran, Turchia, Argentina, Sudan, Porto Rico e Ecuador. 

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