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posta italiana

Lettere e telegrammi dall'Unità a oggi. L'energia di un paese in mostra a Roma 

Marco Lodoli

A Palazzo delle Poste in piazza San Silvestro un'esposizione dedicata alla storia della corrispondenza cartacea del nostro paese, dal 1861 ai giorni nostri. Una trama che si intreccia con l'identità di un paese intero

Ma davvero tutto va sempre peggio, davvero tutto declina tristemente, o forse è vero che non sappiamo o non vogliamo riconoscere certi minimi e progressivi miglioramenti? Se passeggiate per via del Corso, a Roma, fate una deviazione verso piazza San Silvestro: era uno storico capolinea degli autobus, una sorta di caotico garage a cielo aperto, ma da qualche anno è diventata una bella piazza, ridisegnata da Paolo Portoghesi con due lunghe panche arcuate e quattro alberi che lentamente crescono.

 

E su un lato della piazza si affaccia il Palazzo delle Poste, che in questo periodo ospita una commovente mostra dedicata proprio alla storia delle poste italiane. Centosessanta anni di lettere, telegrammi, vaglia, buoni postali, una vicenda che naturalmente si intreccia con la storia del nostro paese, dall’Unità d’Italia a oggi. Dopo il 1861, più o meno fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani, farli sentire partecipi di un progetto comune, e dunque bisognava favorire gli scambi, i contatti, la comunicazione: bisognava dunque far funzionare al meglio il sistema postale, affinché le parole, i saluti, i messaggi d’amore, gli accordi, le proposte viaggiassero più velocemente possibile per le dissestate strade dell’Italia unita. La mostra inizia con le immagini dei postiglioni che in carrozza portavano le lettere da una città all’altra, sempre con la pistola a portata di mano, perché i briganti potevano assaltare quei convogli per rubare i soldi in viaggio, quando ancora non erano stati inventati i vaglia. Sì, perché le Poste, oltre a trasportare le lettere, fin dall’inizio si sono poste l’obiettivo di favorire e diffondere il risparmio: il famoso libretto di Risparmio postale, che permetteva ai lavoratori, che non erano clienti delle banche, di accantonare qualche soldo per i tempi duri, per i figli, per il futuro. 

 

   

“E’ arrivata la posta. Se le amiche, gli amici potessero immaginare il piacere di ricevere un saluto, una notizia qui! Chi non è stato per giorni e giorni così faccia a faccia con la morte non potrà mai capire la dolcezza di una parola d’amore che arriva di lontano, a dispetto di tutto”: così scriveva Ardengo Soffici dal fronte della Prima guerra mondiale, raccontando la disperazione dei soldati e la gioia di ricevere una lettera da casa, da un amore lontano. Nella mostra sono esposte certe scatole che erano le postazioni della posta da campo, dove chi soffriva al fronte poteva consegnare le proprie lettere, sperando di mantenere un contatto con amici, amori, famiglie. E poi ecco la creazione della posta aerea, della posta pneumatica, il moltiplicarsi degli uffici postali, la comunicazione che cresce e diventa più facile. 

Molti edifici delle poste sono dei capolavori dell’architettura novecentesca, pensiamo solo alle poste progettate da Libera a Testaccio o a quelle di piazza Bologna, di Ridolfi, o a quelle di Brescia e di Genova. E al centro di tutto, la romantica figura del postino, prima a piedi, poi in bicicletta e ora in motorino, sempre con la sua borsa a tracolla, sole vento pioggia e tormenta, sempre per strada per consegnare le lettere tanto attese. Certo, ora viviamo nel mondo delle mail e delle chat, e un ragazzo difficilmente può immaginare la trepidazione con cui si attendeva la risposta di una ragazza, le parole di un amico partito per l’America o l’Australia, con che agitazione si apriva la cassetta dove il postino lasciava la corrispondenza, sperando di trovare proprio quella lettera. Oggi quando il postino citofona è quasi sempre una rogna: multe, tasse, bollette, perfide raccomandate, buste che contengono piccole sciagure… La posta è diventata efficientissima, ma ha perso quell’alone romantico descritto così bene in questa mostra. 

Anche gli uffici postali sono cambiati decisamente in meglio, così gialli, luminosi, funzionali. Lo so che può sembrare assurdo, ma a me piaceva fare un po’ di fila, ascoltare le lamentele delle persone, le loro storie racchiuse in poche frasi, creare complicità di un minuto: ora tutto scorre rapido, entro e sono già allo sportello, pago, firmo, consegno, ritiro e in un attimo sono di nuovo fuori, in strada. Certi rallentamenti aiutavano i rapporti umani, conosco una coppia che si è conosciuta in fila alle poste. Insomma, quanta Storia, quante storie possiamo ritrovare in questa bella mostra: ogni lettera è un frammento dell’anima, miliardi di lettere sono l’energia di un paese che vuole esprimersi, raccontarsi, leggere e ascoltare. Esco e guardo il cellulare, Mi sono arrivati sette messaggi, ma ora non voglia di guardarli. Otto messaggi, nove.

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