Lauro de Bosis (Wikimedia Commons) 

vite da romanzo

Il volo dell'Icaro antifascista che si oppose al regime dai cieli di Roma

Marina Valensise

Il dramma di Lauro de Bosis nel nuovo libro di Giovanni Grasso: l'amore per l'attrice americana Ruth Draper, la traduzione dei classici, il lettorato a Harvard. Fino al giorno fatale del volo suicida per lanciare volantini contro il duce, in una spirale di eroismo e riscatto

È tutto vero nel romanzo di Giovanni Grasso dedicato a Lauro de Bosis, il poeta antifascista artefice di un lancio sensazionale di volantini contro il regime, con un volo in aeroplano che gli costò la vita a soli 28 anni (Icaro, il volo su Roma, Rizzoli, 382 pagine, 19 euro). È tutto vero, e se non è vero, altamente verosimile il racconto romanzato della vita del chimico marchigiano di origine, cultore del teatro classico, traduttore di Eschilo, lettore di italiano a Harvard, antifascista quanto basta pur essendo un monarchico conservatore. Inizialmente favorevole alla marcia su Roma, e poi passato alla lotta clandestina, da lì divenne vittima di una spirale di eroismo e di riscatto, nutrita dalla passione ideale e dal senso di colpa che lo porteranno a una sfida suicida. Tutto vero eppure romanzesco, epico e commovente, come lo sceneggiato di una fiction che speriamo prenda corpo quanto prima. 

  

C’è la casa di famiglia nel palazzo in via Due Macelli 66, dove Lauro ventottenne vive ancora con la madre vedova e americana, che sarà arrestata al posto suo con altri due poveri complici del figlio. C’è il famoso penalista legato al regime, che imposta la difesa fra la riprovazione generale, tant’è che viene condannato all’anonimato. C’è il ciclostile trafugato nottetempo da via Tiburtina e nascosto sotto il letto della camera dei genitori, ci sono i rulli macchiati di inchiostro nascosti nel bagno con la matrice fresca dei volantini dell’Alleanza nazionale. C’è la gozzoviglia romana che di giorno gioca a guardie e ladri rincorrendo delatori e potenziali spie, e di notte si riunisce nei teatri cittadini o nelle dimore dei nobili decaduti sempre a caccia di avversari da braccare. E soprattutto c’è Ruth Draper, la quarantenne attrice americana che recita a teatro i monologhi scritti da lei stessa, viene a Roma per esibirsi davanti a Mussolini e poi al Quirino, e finisce per ritrovarsi nelle frasche del Palatino fra le braccia di quel giovanotto sconosciuto, che l’ha sottratta alle molestie del fascistissimo Liborio Porro. Quest’ultimo altri non è che un emarginato sociale figlio adottivo dei de Bosis, già legato ai fascisti intransigenti del senigalliese Nello Zazzerini (realmente esistito) e agente dell’Ovra sotto copertura, incaricato di dare la caccia agli intellettuali antifascisti, ma ufficialmente addetto stampa alla segreteria del presidente del Coni Lando Ferretti (altro personaggio realmente esistito, ex combattente, pluridecorato, eletto alla Camera dei deputati nel listone del 1924 e responsabile delle politiche sportive del fascismo).

             

Dunque c’è innanzitutto la storia in questo libro, e poi c’è il romanzo. Ma si sbaglierebbe a pensare che la cosmesi narrativa serva solo a propinarci l’ennesimo santino da innalzare sull’altare della lotta per la libertà e la democrazia. Dopo il successo del primo romanzo, sull’amore improbabile tra una ragazza ebrea e un medico nazista, Giovanni Grasso torna a cimentarsi con le pagine più nere del Novecento. Suffragato da una documentazione ineccepibile e dalla testimonianza del nipote del suo eroe, tesse la trama del dramma umano e politico di quest’Icaro moderno che sfida la sorte per chiamare gli italiani alla rivolta, dando al suo racconto i colori del thriller e del feuilleton: ecco la passione estrema tra la zitella americana, sposata col teatro, e il dandy sognatore pronto a seguirla in America anche se lei l’ignora; ecco l’esilio dorato a New York dove il poeta innamorato schiva per miracolo un killer venuto da Roma, che muore sul colpo, e l’incontro a Harvard col socialista Gaetano Salvemini, che l’accoglie con diffidenza prima e poi con ardore; ecco il soggiorno a Parigi, dove lei va in tournée e lui la sfanga come portiere di notte in un albergo della rue de Ponthieu, orbitando fra i fuoriusciti che fanno capo all’ex presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti. E infine il soggiorno a Londra, dove ritrova il fondatore del Partito popolare, don Luigi Sturzo, aureolato del fascino femminile, e con l’acquisto di un aereo compie il passo decisivo verso l’impresa ferale. Insomma, un libro avvincente oltreché utile per farsi un’idea giusta del passato, sceverando la verità dalla finzione.