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Sulle tracce di Hemingway

Arnaldo Greco

Dov’è stato veramente lo scrittore in Italia? Per le cronache locali, ovunque

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Meglio che avere cinque punti su Tripadvisor, meglio di una star di Hollywood in visita o di qualsiasi recensione positiva su guide o riviste, meglio di ogni agenzia di viaggio e tour operator, sembra che nulla per una città italiana interessata ai turisti possa valere quanto poter dire “qui è stato Ernest Hemingway”. A molti è sembrato che durante questa seconda estate di pandemia in cui, ancor più della prima, la stragrande maggioranza degli italiani è rimasta in Italia nessuno abbia rinunciato a un passaggio in Sicilia. E’ un’iperbole, chiaro, invece non è un’iperbole dire che tutti saranno sicuramente stati in un posto che, per rivendicare la bellezza del luogo, ha usato le parole “un luogo amato anche da Ernest Hemingway”.

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Meglio che avere cinque punti su Tripadvisor, meglio di una star di Hollywood in visita o di qualsiasi recensione positiva su guide o riviste, meglio di ogni agenzia di viaggio e tour operator, sembra che nulla per una città italiana interessata ai turisti possa valere quanto poter dire “qui è stato Ernest Hemingway”. A molti è sembrato che durante questa seconda estate di pandemia in cui, ancor più della prima, la stragrande maggioranza degli italiani è rimasta in Italia nessuno abbia rinunciato a un passaggio in Sicilia. E’ un’iperbole, chiaro, invece non è un’iperbole dire che tutti saranno sicuramente stati in un posto che, per rivendicare la bellezza del luogo, ha usato le parole “un luogo amato anche da Ernest Hemingway”.

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Sarà che Hemingway evoca mare e mare evoca vacanza, ma si spazia dalla Val Trebbia lodata dallo scrittore quale “la valle più bella del mondo”, a Lignano Sabbiadoro che si fregia del titolo onorifico assegnatogli di “Florida d’Italia”, a Schio che si vanta di essere stata da lui definita “uno dei più bei posti della terra”, a Staglieno in modo simile “una delle meraviglie del mondo”, al Veneto di cui pare abbia dichiarato stentoreamente “io vecchio fanatico del Veneto, è qui che lascerò il mio cuore” (si spera, almeno, senza la virgola tra “io” e “vecchio” come nei titoli sciatti) fino ad Alassio che gli attribuisce la co-paternità del celebre muretto o Acciaroli dove la leggenda narra che Hemingway abbia conosciuto il vecchio poi eternato con “Il vecchio e il mare” (sì, l’ha ambientato a Cuba, ma in fondo Cuba non è un po’ la Campania delle Antille?) e dove si può leggere su uno di quei grandi cartelli che salutano l’ingresso in città “Benvenuti ad Acciaroli. Il paese di Hemingway”. Cosa che fece sorridere perfino Fernanda Pivano che smontò la faccenda così: “Per Ernest l’Italia era solo Venezia. Ad Acciaroli c’è chi racconta di esserci andato a pesca insieme, ma finora mai nessuno si era sognato di mettere un cartello”.

Ma Pivano che poteva permettersi sul serio di chiamarlo Ernest purtroppo non c’è più e intanto il meccanismo di appropriazione ha continuato ad autoalimentarsi. Fioccano i premi letterari: c’è il prestigioso Premio Hemingway di Lignano Sabbiadoro, ma c’è pure A cena con Hemingway di Aprilia Marittima, cittadina appena accanto a Lignano, poi l’Hemingway Day di Lecco e anche il Premio Giornalistico Papa Ernest Hemingway di Caorle che si svolge all’interno della più ampia Rassegna Hemingway. Diversi quotidiani locali veneti ricordano poi che giusto in questi mesi è stato girato il docufilm “Il vecchio e la bambina” (titolo che ammicca un po’ al libro, ma finisce per ammiccare un po’ anche a Guccini) in cui si ripercorrono i luoghi “visitati e vissuti da Ernest Hemingway nella sua vita”. In Veneto, naturalmente. Dove c’è pure un Museo Hemingway a Bassano e dove chiunque provi a vendere una bottiglia di Valpolicella cita questa frase “secco, rosso e cordiale come la casa di un fratello con cui si va d’accordo”.

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Che Hemingway non fosse parco di complimenti è ormai evidente, ma si può anche sospettare che abbia detto certe cose per cordialità e amore di compagnia senza sospettare che sessanta anni dopo quotidiani locali avrebbero continuato a titolare: “Quando Hemingway attraversò Sampierdarena e si fermò a mangiare a Sestri” (un tono epico per un episodio che sembra legato a uno spuntino), “Addio al maestro d’ascia che incontrò Hemingway”, “In Liguria per mangiare nella valle più bella del mondo (secondo Hemingway)”, “Bobbio, Matilde ricorda: mio padre portò Hemingway a pescare” (nell’articolo però si ammette che il passaggio di Hemingway in valle sia messo in dubbio da molti) “122 anni fa, nasceva Ernest Hemingway: il suo nome legato al Cilento” e ancora “Slovenia: l’Addio alle armi di Hemingway. Invito al viaggio” (giustamente ci provano anche loro). A Udine, in questi giorni, si discute se dedicargli una piazza, anche se il dibattito sul quotidiano locale ferve e alcuni – riprendendo Canetti – accusano lo scrittore di essere un violento e di non meritare tale onore. Chissà se per l’eventuale inaugurazione verrà invitato il sosia ufficiale di  Hemingway che, ogni anno, viene selezionato a Key West, in Florida, in un bar famoso proprio perché lo scrittore era solito frequentarlo.
 

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