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Il libro resta un re

Nell'anno del Covid gli italiani hanno acquistato 104,5 milioni di libri

Giuseppe Fantasia

"La lettura come una comfort zone durante la pandemia". Un seminario della Scuola per Librai Mauri fa il punto sullo "stato del libro in Europa”. I dari dell'Associazione Italiana Editori

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Nonostante il periodo che stiamo vivendo, il libro “è solido come una roccia”, ma  - come ha detto il ministro per i Beni Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini in un video messaggio inviato al seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri - "serve un Patto europeo per la lettura" che si dovrà fare adottando strumenti di sostegno e tutela del settore delle librerie indipendenti “attraverso misure economiche, di agevolazione fiscale, di sostegno e formazione alla professione dell'editoria". L’intervento del ministro è arrivato a conclusione della XXXVIII edizione di questo seminario che ogni anno richiama centinaia e centinaia di addetti ai lavori alla Fondazione Cini, sull’Isola di San Giorgio, a Venezia, ma che stavolta, a causa dell’emergenza sanitaria, ha visto cambiare il consueto programma con un’organizzazione online e un tema: “Lo stato del libro in Europa”.  

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Nonostante il periodo che stiamo vivendo, il libro “è solido come una roccia”, ma  - come ha detto il ministro per i Beni Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini in un video messaggio inviato al seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri - "serve un Patto europeo per la lettura" che si dovrà fare adottando strumenti di sostegno e tutela del settore delle librerie indipendenti “attraverso misure economiche, di agevolazione fiscale, di sostegno e formazione alla professione dell'editoria". L’intervento del ministro è arrivato a conclusione della XXXVIII edizione di questo seminario che ogni anno richiama centinaia e centinaia di addetti ai lavori alla Fondazione Cini, sull’Isola di San Giorgio, a Venezia, ma che stavolta, a causa dell’emergenza sanitaria, ha visto cambiare il consueto programma con un’organizzazione online e un tema: “Lo stato del libro in Europa”.  

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“Se guardiamo a quello che è successo negli ultimi anni – spiega al Foglio Stefano Mauri – le minacce per il libro e per il suo mondo ci sono sempre state. Mi viene in mente Bill Gates che disse che agli inizi degli anni Duemila il libro sarebbe finito o quando, nel 2007, Amazon disse che quello fisico sarebbe morto, una maniera per chiudere i clienti nei suoi confini. Ora il libro subisce la sfida del digitale e la minaccia costante della pandemia, ma in realtà – aggiunge il presidente e ad del gruppo editoriale Mauri Spagnol e di Messaggerie Italiane – la fine del libro non c’è stata e il libro resta un re”. 

  

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E a proposito di Covid e della situazione italiana, quest’anno – stando ai dati AIE (Associazione Italiana Editori) - l’editoria di varia - per cui si intendono i libri di narrativa, di saggistica, per bambini e ragazzi venduti nelle librerie fisiche, online e nella grande distribuzione, ebook e audiolibri - è cresciuta del 2,4 per cento raggiungendo gli 1,54 miliardi di euro al prezzo di copertina. “Si tratta di una delle migliori performance a livello europeo, grazie all’impegno degli editori che nei mesi più difficili hanno continuato a investire, dei librai, del governo e del Parlamento che hanno varato un vasto piano di aiuti e scelto di considerare per la prima volta il libro bene essenziale, permettendo così di tenere aperte le librerie durante i lockdown”, ci ha ricordato Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE e vice presidente della Federazione degli editori europei (FEP). L’editoria scolastica, il cui ruolo è stato fondamentale nella didattica a distanza, ha avuto un anno condizionato dal limitato rinnovo delle adozioni e diverse difficoltà l’hanno avuta l’editoria d’arte, quella turistica e professionale giuridica. È andata meglio all’editoria universitaria, sia per la valorizzazione del libro nella didattica a distanza che per il fatto che il lockdown ha ridotto il fenomeno delle fotocopie pirata, un problema che si ripresenterà alla riapertura, aggravato dalla preoccupante crisi delle librerie universitarie.

  

"Il libro è arrivato comunque ai consumatori", aggiunge Mauri, "e il mercato dell’editoria italiana è un settore stabile, popolato da persone innovative e intelligenti, che è poi lo storytelling che dobbiamo portare avanti. Quasi tutti i festival sono stati cancellati come gli incontri, ma tutta questa situazione – continua – ha creato più tempo per gli autori e per i lettori”. Si è scritto e letto di più quindi e per quanto riguarda le vendite dei libri, l’Italia ha chiuso l’anno con il segno più, dal momento che le vendite di quelli cartacei sono cresciute dello 0,3 pe cenro a prezzo di copertina, toccando 1,43 miliardi, cui bisogna aggiungere gli e-book (cresciuti del 37 per cento a 97 milioni) e gli audiolibri (più 94 per cento, 17,5 milioni). Gli italiani, dunque, hanno acquistato 104,5 milioni di libri, al netto degli audiolibri per i quali non si può avere un valore “a copia”, perché in prevalenza acquistati in abbonamento. 

    

Non molto diversa dalla situazione italiana è quella spagnola, di cui ci parla Jesús Badenes del Grupo Planeta facendoci notare che il mercato spagnolo ha avuto una situazione diversa rispetto a quello del Portogallo e dell’America Latina dove invece c’è stato poco sviluppo dell’e-commerce. Interessante e utile in tal senso è stata l’iniziativa “Todos los libros” - che ha portato a consegnare migliaia di titoli ai clienti tramite una piattaforma online – molto simile a quella organizzata in Francia – “Liberté d’acheter les livres” – che ci ricorda Arnaud Nourry di Hachette Livre. Il mercato tedesco, stando a quanto ci dice Siv Bublitz della S. Fischer Verlag, ha avuto difficoltà soprattutto nella vendita dei libri di autori emergenti a differenza degli autori nazional-popolari che hanno invece venduto di più. 

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Durante questa pandemia, il libro – conclude Mauri – è stato considerato una comfort zone. I lettori si sono sentiti protetti dai libri e leggerli è stata una maniera per essere rassicurati in una realtà che faceva e che, purtroppo, continua a fare paura”. “Quando il mio socio Luigi Spagnol (scomparso qualche mese fa, non per Covid, ndr) entrava in ansia per l’incombere di troppa tecnologia, andava nei musei a osservare le opere d’arte perché, nonostante il progresso, non sono mai cambiate e ci sono sempre state trasmettendosi generazione dopo generazione. La stessa cosa fa il libro: rassicura e dà tranquillità”. Mauri ha paura solo di tre cose: “la dittatura, il monopolio e la pirateria”. “Per il resto, possiamo risolvere ogni tipo di problema cercando di arrivare – come dice Achille Mauri, presidente della Fondazione – al 15 per cento di reso. Se ci riusciremo, sarà davvero una conquista”. 

   

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