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Colpito Banksy

L'Europa toglie a Banksy ciò che non ha mai avuto: il diritto al copyright

"Non può essere identificato come il proprietario indiscutibile di tali opere in quanto la sua identità è nascosta"

Francesco Stocchi

L’anonimo più famoso sembra che giochi a fare la guerra. Alla fine l’epica potrebbe trasformarsi in una triste farsa

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"Banksy ha scelto di rimanere anonimo e di dipingere graffiti su proprietà di altre persone senza il loro permesso, piuttosto che dipingerli su tele di sua proprietà. Va sottolineato che non può essere identificato come il proprietario indiscutibile di tali opere in quanto la sua identità è nascosta”. Il linguaggio è lapidario, le motivazioni indiscutibili, le reazioni eclatanti. Con queste parole l’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) sentenzia qualcosa di lapalissiano: Banksy, l’anonimo più esposto del nostro tempo, perde qualcosa che non ha mai avuto, il diritto al copyright. Una storia fatta di ovvietà che diventano magicamente paradossali data la notorietà del personaggio, la sua inclinazione verso la strategia comunicativa e una perversione morettiana nei confronti della celebrità: mi si nota di più se mi mostro sempre o se non mi mostro mai?

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"Banksy ha scelto di rimanere anonimo e di dipingere graffiti su proprietà di altre persone senza il loro permesso, piuttosto che dipingerli su tele di sua proprietà. Va sottolineato che non può essere identificato come il proprietario indiscutibile di tali opere in quanto la sua identità è nascosta”. Il linguaggio è lapidario, le motivazioni indiscutibili, le reazioni eclatanti. Con queste parole l’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) sentenzia qualcosa di lapalissiano: Banksy, l’anonimo più esposto del nostro tempo, perde qualcosa che non ha mai avuto, il diritto al copyright. Una storia fatta di ovvietà che diventano magicamente paradossali data la notorietà del personaggio, la sua inclinazione verso la strategia comunicativa e una perversione morettiana nei confronti della celebrità: mi si nota di più se mi mostro sempre o se non mi mostro mai?

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La scelta è quella di non mostrarsi ma di esporsi costantemente. Full Color Black, una società di biglietti di auguri che cercava di utilizzare il design iconico di Banksy, ha avviato due anni fa un procedimento contro l’artista-attivista-regista inglese. Una giuria ha ora dichiarato non valida la richiesta di Banksy di utilizzare il suo famoso “lanciatore di fiori” come marchio registrato. Robin Hood che si scontra con le rigide regole europee. Che fare? Ciò che può sorprendere è sapere che nel 2014 Banksy aveva tentato di registrare le sue opere. Proprio il fuorilegge in difesa della massa, colui che si appropria di spazi altrui per diffondere il suo messaggio di amore per la ribellione, si rivolge alle autorità perché proteggano la sua proprietà intellettuale? Qualcosa non torna. Banksy sembra che giochi a fare la guerra, temiamo che l’epica diventi farsa e che la situazione sia ancor più triste di una semplice occasione persa (cioè quella di decretare la sua arte di dominio pubblico, a uso e consumo di chi meglio crede).

 

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Una “carriera” fitta di “operazioni”, continue, sovrapposte e sovraesposte, sempre spettacolarizzanti, ma c’è un anno di riflessione, il 2014, privo di “interventi”. E’ l’anno in cui Banksy, forse seduto alla scrivania, decide di registrare il marchio delle sue opere, evidenziando, nei migliori dei casi, una personalità doppia. Nello stesso periodo si tiene nel cuore di Londra una mostra e un’asta di venti sue opere. L’artista condanna l’evento, denunciando che non fosse stato organizzato senza il suo coinvolgimento e dichiarando attraverso il suo sito web che era “disgustoso [che] alle persone sia permesso andare in giro a esporre arte sui muri senza permesso”. Serioso, ironico? Uno che fa recitare ai suoi stencil: “Il copyright è per i perdenti”, si trova a registrare i marchi del suo successo. Temiamo che il mitologico Uroboro, serpente che si morde la coda per rappresentare il potere di oggi, tutto speculare, autoreferenziale e a tutto adattabile, si trasformi in un cane che si morde la coda, trovandosi così in un circolo vizioso, immerso un problema senza alcuna via d’uscita.

 

A ogni modo l’importante è fare parlare di sé come dicevamo, per il business as usual c’è sempre spazio: oggi è tutto un leggere su siti e giornali lo stesso incipit “Banksy perde… [i diritti-la causa-il copyright]…” e lo stesso arriva l’eclatante annuncio di Sotheby’s che offrirà il 21 ottobre all’asta di Londra la tela di “Banksy Show me the Monet” (2015) come opera centrale della serata. Stima compresa fra i 3 e i 5 milioni di sterline.

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