L'arte dell'Europa. Un'opera di Piero Pizzi Cannella con il Foglio
Sabato 18 e domenica 19 luglio il giornale uscirà con un numero da collezione: sarà avvolto in un’opera d’arte dedicata all’Europa disegnata in esclusiva per noi. Ecco chi è il nostro artista della settimana
L’arte dell’Europa. Sabato 18 e domenica 19 luglio il Foglio sarà in edicola con un numero da collezione: sarà avvolto in un’opera d’arte dedicata all’Europa disegnata in esclusiva per noi da Piero Pizzi Cannella. L'opera fa parte di una serie di “copertine” inedite realizzate da grandi artisti italiani e internazionali (già uscite quelle di Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto e Giulio Paolini).
Piero Pizzi Cannella – autore di Mappa d’Europa, 2020, l’opera creata per la copertina del Foglio del weekend – nasce nel 1955 a Rocca di Papa, comune dei Castelli romani alle porte di Roma, città dove attualmente vive. Comincia a dipingere da piccolo, a vent’anni frequenta il corso di pittura di Alberto Ziveri presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e si iscrive al corso di Filosofia all’Università La Sapienza. Guarda all’arte concettuale, partecipa fin dagli esordi alle attività della neo-avanguardia de La Stanza, galleria romana gestita da un gruppo di artisti tra cui Bruno Ceccobelli, Giuseppe Gallo, Stefano Di Stasio, dove nel 1977 presenta la sua prima mostra personale. Nel 1982 stabilisce il suo studio nell’ex pastificio Cerere, nel quartiere di San Lorenzo a Roma, dando vita, insieme a Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio e Marco Tirelli, alla Scuola di San Lorenzo.
Quella di Pizzi Cannella è una pittura di segno e di materia, di apparizioni e di sogni. La figura umana c’è ma non si vede, viene evocata attraverso oggetti che fluttuano su spessi sfondi tonali, dando vita a un’atmosfera di sospensione magica, in bilico tra ricordi collettivi ed esperienze personali. La Scuola di San Lorenzo si forma in maniera spontanea, è ricca di entusiasmo e di giovani talenti. Forte dell’assenza di un manifesto, o di concetti che ne circoscrivano l’azione, si manifesta come gruppo libero e fieramente autonomo. Talmente libero che c’è chi dice che non sia mai veramente esistito.
L’inizio è dirompente. Nel 1984, in occasione della mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva, Pizzi Cannella e gli altri artisti del Pastificio Cerere aprono i loro studi, sovrapponendo il luogo di creazione dell’opera a quello di fruizione pubblica. Nello stesso anno presenta la prima personale all’Attico di Fabio Sargentini a Roma, galleria con la quale tutt’ora lavora. L’anno successivo è la volta della mostra a New York alla Annina Nosei Gallery, seguono mostre a Berlino presso la Galerie Folker Skulima e a Basilea alla Galerie Triebold. Prende parte a numerosi eventi ed esposizioni collettive: Biennale di Parigi e San Paolo del Brasile (1985); Biennale di Sidney (1986), XI e XII Quadriennale di Roma (1986 e 1996); Biennale di Istanbul (1989) e tre edizioni della Biennale di Venezia (1988, 1993 e 2011).
“La man che ubbidisce all’intelletto” fin dai tempi di Michelangelo. Il gesto. Non nel senso dell’Action Painting ma nel senso di espressione autografa, prossima alla pittura orientale dove ogni mossa o posa del pennello corrisponde a disegno. Una sintesi vicina alla poesia. Chi è posseduto da questo demone non può fermarsi, ed ecco la copiosità, la ricchezza. Già, nullo die sine linea e questo vale anche per la ‘linea’ tipografica: Pizzi Cannella è un lettore instancabile e ispirato che metabolizza e ci restituisce arte.
Intervista a Gabriele Lavia