Shoah. Storia, colpa, memoria

“Dobbiamo fare i conti con il passato e lavorare con i formatori perché riescano a trasmettere le esperienze dei testimoni, che stanno scomparendo”. Intervista allo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah

Nicola Imberti ed Enrico Cicchetti

“La Shoah è la separazione. Comincia dalla separazione dagli amici, dalle cose, dal resto della società, e arriva fino all'ultima separazione: quella dalla vita”. Lo storico Marcello Pezzetti è uno dei massimi studiosi italiani dell'Olocausto e direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah. Al Foglio racconta dei suoi viaggi da studioso, a partire dagli anni Sessanta, in Polonia e nei paesi dell'ex Unione sovietica. Della difficoltà di raccogliere e portare oltre la Cortina di Ferro fonti e documenti sullo sterminio degli ebrei. Della grande rimozione dal discorso pubblico e politico italiano del discorso sulla “colpa”, sulla responsabilità del nostro paese nell'aver collaborato con i nazisti alla “soluzione finale”. Pezzetti presenta la mostra “ La diplomazia italiana di fronte alla persecuzione degli ebrei 1938-1943” che si inaugura il 27 gennaio alla Casina dei Vallati (via del Portico di Ottavia, 29, Roma) e ci parla delle sue esperienze con i testimoni dell'Olocausto, che oggi stanno scomparendo, e di come fare per trasmettere la loro memoria alle future generazioni. Perché la memoria è l'antidoto all'odio e perché, come dice Pezzetti, “l'antisemitismo è un fiume carsico: quando crediamo che non ci sia è soltanto perché scorre sotto i nostri piedi e lo vedremo riaffiorare”.


    

Musiche: Soularflair