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Minority Report

Scalfari, Repubblica, i Papi e quei "valori condivisi"

Giovanni Maddalena

Nel suo paradiso ci sono tutti gli ultimi Papi, rivoluzionari come lui, e come lui difensori dei valori universali che Repubblica ha sempre sostenuto. Tra tutti i Papi, soprattutto l’ultimo

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Saranno la gratitudine e la magnanimità che derivano da tanti anni di successi o sarà la domenica ancora tiepida da riscaldamento climatico. Fatto sta che Scalfari nel suo editoriale domenicale che inizia le celebrazioni per i 40 anni di Repubblica ha citato e accolto nel suo paradiso tutti gli ultimi Papi, rivoluzionari come lui, e come lui difensori dei valori universali che Repubblica ha sempre sostenuto. Certo, tra tutti i Papi, soprattutto l’ultimo.

 

Ma andiamo per ordine. I valori in formazione calcistica: libertà, uguaglianza, fraternità (la triade immortale della révolution), giustizia, democrazia, divisione dei poteri costituzionali, diritti, doveri, innovazione. Et voilà: e chi si potrebbe schierare contro una simile sfilza di termini universali? Certo che i Papi da Giovanni XXIII a Francesco non possono che concordare. C’è qualche piccola imprecisione storica nelle ascendenze di questi valori che Scalfari delinea, ma cosa importa? Non glielo diremo a Scalfari che la libertà non l’hanno tematizzata, esplorata e quasi inventata né la Rivoluzione francese né Gobetti ma S. Paolo e S. Agostino; che le fraternità nascono nel buio medioevo e che l’uguaglianza, come ricorda il suo Papa preferito, è scritta nel Vangelo prima che nella Costituzione. Né sottolineeremo che l’innovazione come motore di progresso è frutto di una civiltà cristiana che pensa che l’uomo collabori alla salvezza della storia e che le interpretazioni debbano susseguirsi per la comprensione del vero. Né gli diremo che, per completezza, forse è bene ricordare che concepire i diritti e i doveri principalmente come regolamentazione dei rapporti tra nudo cittadino e Stato è solo una certa versione, moderna e giacobina, di rapporti che possono essere concepiti in modo più ampio e sociale come relazione tra liberi (sic) esseri umani.

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Tutto questo in fondo è soltanto storia. Ci servirebbe solo per restituire un quadro effettivo della verità (ops, ma non è tra i valori di Repubblica?). Io come sempre mi occupo di linguaggio e concetti. Ora, il problema dei valori scalfariani è che, indicati così, esprimono concetti così vaghi da essere ingannevoli. La logica pragmatista del mio filosofo preferito, Peirce, dice che per chiarire un’idea bisogna andare a vedere tutti i suoi concepibili effetti pratici. Così, per chiarire i valori di Repubblica e la loro alleanza con tutti i pontefici bisogna andare a vedere che cosa vogliono dire davvero. Immagino che visto che i Papi condividono i valori di Repubblica valga anche la reciproca: Repubblica condivide i valori dei Papi, almeno sulle 9 parole indicate. Facciamo qualche esempio, prendendo anche solo il preferito Francesco.

 

Quindi, Scalfari davvero condivide l’idea di Francesco che la libertà sia innanzi tutto un legame stabile e duraturo (discorso in Molise), che l’ideologia del gender sia una forma di “totalitarismo” ostile alla libertà e alla giustizia (Napoli), che la vita vada difesa dal suo concepimento alla sua fine naturale secondo un’ecologia globale (enciclica), che jenesuispasCharlie (il famoso discorso del “pugno” in aereo)? Davvero il partito d’azione indicato tra gli antesignani dell’idea di Repubblica sposerebbe l’amore di Francesco per la fraterna religiosità popolare e le sue manifestazioni (Santuario dell’Aparecida)? Davvero “Giustizia e libertà” sarebbe d’accordo nell’indicare nella dottrina del peccato originale e nella misericordia per tutti l’origine e la soluzione della vita civile (Repubblica Centrafricana)?

 

[**Video_box_2**]Nel caso così fosse, insieme al Giubileo della misericordia deve essere arrivata anche la fine del mondo in cui i bimbi giocheranno sulla tana della vipera, comunque uno intenda l’uno e l’altra. Altrimenti, se siamo ancora nel tempo, preferirei che le idee tendessero a chiarirsi, anche nelle loro differenze pratiche. In fondo, quando le idee sono diverse si può imparare da tutti, mentre nella grande omologazione dove tutto e tutti sono uguali – come già denunciava Pasolini – si rischia solo che i più forti derubino l’identità dei più deboli, facendo passare surrettiziamente le proprie idee. Purtroppo è un malcostume diffuso dell’Occidente, molto denunciato dai dissidenti dell’ex-area sovietica, dall’amato Grossman e da Giovanni Paolo II… quasi un ex-redattore di Repubblica, se ho ben capito. E' bello gettar ponti perché ci sono distinzioni e l’unità senza verità è la grande scusa con cui tutti i partiti totalitari hanno sempre coperto ogni ingiustizia. Dunque, buon compleanno Repubblica, sperando che diciate con chiarezza quello che pensate e che siate sempre sinceramente, veramente (!), diversamente, orgogliosamente voi stessi.

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