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Editoriali

San Giorgio e altri draghi da sconfiggere

Redazione

Il ponte di Genova è un’impresa eccezionale. Ma serve trasformare la normalità

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L’inaugurazione di oggi, presente Sergio Mattarella, del ponte di San Giorgio a Genova, dopo la demolizione dei tronconi del ponte Morandi e una ricostruzione portate a termine in tempi rapidi, nonostante l’intervenuta pandemia, rappresentano una ragione di orgoglio per Genova e per l’Italia. Oggi è stato un buon giorno da festeggiare, e il nostro giornale si è speso più volte per sottolineare la positività – per un paese sempre bloccato – di quanto è stato fatto. Ci si può dunque permettere qualche osservazione che vada al di là della unanime soddisfazione. C’è ad esempio l’ombra non piccola delle tergiversazioni sull’inaugurazione, dovute alla cattiva coscienza dei Cinque stelle – quelli che volevano punire i colpevoli senza se e senza ma – nel contenzioso con la società Autostrade. E anche nel governo si è assistito a uno scontro tra populisti e realisti.

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L’inaugurazione di oggi, presente Sergio Mattarella, del ponte di San Giorgio a Genova, dopo la demolizione dei tronconi del ponte Morandi e una ricostruzione portate a termine in tempi rapidi, nonostante l’intervenuta pandemia, rappresentano una ragione di orgoglio per Genova e per l’Italia. Oggi è stato un buon giorno da festeggiare, e il nostro giornale si è speso più volte per sottolineare la positività – per un paese sempre bloccato – di quanto è stato fatto. Ci si può dunque permettere qualche osservazione che vada al di là della unanime soddisfazione. C’è ad esempio l’ombra non piccola delle tergiversazioni sull’inaugurazione, dovute alla cattiva coscienza dei Cinque stelle – quelli che volevano punire i colpevoli senza se e senza ma – nel contenzioso con la società Autostrade. E anche nel governo si è assistito a uno scontro tra populisti e realisti.

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In secondo luogo, bisogna riflettere sulla tendenza di molti a trasformare un’impresa esemplare dai caratteri eccezionali in un “modello” replicabile ovunque. Purtroppo un esempio eccezionale non è un modello: in questa operazione si sono concentrate risorse economiche ma anche intellettuali e morali straordinarie, si è adottata una procedura che ha scavalcato tutte le norme, sia quelle eccessivamente burocratiche, sia quelle che garantiscono una competizione di mercato. Era giusto farlo in quel caso e lo si è fatto, ma ci sono aspetti che non si possono generalizzare, a cominciare dall’assegnazione dell’opera senza gara che contrasterebbe anche con le regole europee sulla concorrenza. Sugli altri aspetti, quelli derivanti dalla tortuosità procedurali che sono state scavalcate, invece, l’esempio va studiato per ricavarne un nuovo modello, che però deve diventare legge ordinaria applicabile in tutti i casi. Bisogna sapere che un conto è agire in una condizione di emergenza, ma tutt’altra cosa è rendere funzionale ed efficace in generale un sistema intasato di norme complesse e contraddittorie (nate però spesso da esigenze che restano valide). Trasformare un esempio eccezionale in un modello ordinario non è un’operazione semplice, non si fa con la carta carbone, richiede interventi “chirurgici”, senza faciloneria. 

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