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Davigo, Gaudio, Giarrusso

Contrappassi per giustizialisti

Il Tar boccia il Dottor Sottile, i 5S fischiettano sui loro guai

Maurizio Crippa

L'ex pm pensionato e che voleva abolire la prescrizione scopre a sue spese quanto sono amari i tempi lunghissimi della giustizia. I grillini non fanno in tempo a nominare un commissario e lo scoprono indagato, ma sui concorsi universitari non può più dire nulla manco Giarrusso: ora si occupa di Big Tobacco. magnifiche nemesi

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Il magistrato in pensione Piercamillo Davigo passerà alla storia – oltre che per il brocardo sui colpevoli non ancora scoperti, che avrebbe fatto impallidire anche il ladro d’argenteria Saint-Just – anche per la nota storiella secondo cui in Italia si fa prima a uccidere la moglie che a divorziare, perché con gli sconti di pena ce la si caverebbe con cinque anni, ma una causa di divorzio dura anche il doppio. La facezia serviva, nelle intenzioni, per dimostrare che se i tempi lunghi della giustizia sono insopportabili, basterebbe abolire qualche grado di giudizio. Che è un po’ come l’uxoricidio delle garanzie. Ma l’infernale paradosso suonava anche peggio in bocca a un magistrato che si è sempre battuto per allungare a tempo indeterminato i tempi della prescrizione. Ma poiché la giustizia divina è lenta ma poi arriva sempre, ora il pensionato Davigo ha incontrato la sua pena del contrappasso.

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Il magistrato in pensione Piercamillo Davigo passerà alla storia – oltre che per il brocardo sui colpevoli non ancora scoperti, che avrebbe fatto impallidire anche il ladro d’argenteria Saint-Just – anche per la nota storiella secondo cui in Italia si fa prima a uccidere la moglie che a divorziare, perché con gli sconti di pena ce la si caverebbe con cinque anni, ma una causa di divorzio dura anche il doppio. La facezia serviva, nelle intenzioni, per dimostrare che se i tempi lunghi della giustizia sono insopportabili, basterebbe abolire qualche grado di giudizio. Che è un po’ come l’uxoricidio delle garanzie. Ma l’infernale paradosso suonava anche peggio in bocca a un magistrato che si è sempre battuto per allungare a tempo indeterminato i tempi della prescrizione. Ma poiché la giustizia divina è lenta ma poi arriva sempre, ora il pensionato Davigo ha incontrato la sua pena del contrappasso.

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Un mese fa il plenum del Csm ha deciso la sua decadenza dal parlamentino dei giudici, in conseguenza del pensionamento per raggiunti limiti di età, dopo una lunga estate calda in cui Davigo aveva tentato in tutti i modi di conservare lo scranno. Ferito ma non domo, ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro la decisione degli ex colleghi. Ma il Tar lo ha dichiarato inammissibile “per difetto di giurisdizione”, spiegando che il Dottor Sottile avrebbe dovuto rivolgersi al giudice ordinario “dinanzi al quale la domanda potrà essere riproposta”. E a parte aver sbagliato uscio, ora Davigo si troverà per la prima volta in vita sua nella palude infinita dei tempi della giustizia. Se ricorrerà al giudice ordinario, è probabile che avrà la sua bella sentenza definitiva tra qualche anno, magari una decina. Quando andrà per gli ottanta. E se avrà ottenuto ragione, potrà tornare a chiedere al Csm il reintegro, peccato che la sua consiliatura sarà scaduta nel 2022. Per ottenere giustizia, avrà perso anni di vita e pure il risultato. Eh sì, esistono solo aventi diritto a cui non è stato riconosciuto il diritto. Sghignazzi a parte, la cosa grave è che da magistrato ha ostinatamente negato l’inciviltà, che a molti innocenti è costata la salute o la vita, di una giustizia infinita che usa il tempo come arma di tortura o di pena preventiva. E’ questo il vero scandalo. Ora si rivolga al suo giudice.


Non è l’unico contrappasso dei giustizialisti di cui ci delizia la cronaca di questi giorni. L’altro riguarda i suoi amici cinque stelle, che lo volevano ministro o anche di più, alle prese con la Calabria. Dopo aver concordato con il resto del governo un paio di impresentabili (una tradizione della ditta) per fare i commissari alla Sanità, hanno pescato finalmente uno che presentabile era: Eugenio Gaudio, ex rettore della Sapienza. Non hanno fatto in tempo a tirar fuori il nome (ah, i bei tempi in cui si dovevano organizzare le “commissarie” su Rousseau) e viene fuori che è indagato dalla procura di Catania per una storia di concorsi truccati all’università. Che per noi sarebbe anche un titolo di merito, e in ogni caso, come forse pure Davigo ha imparato a sue spese, è innocente fino a prova contraria. E anche che abbia fatto il giurato a Miss Italia appare un elemento di sicura competenza. C’è però questo aspetto che come una nemesi sta mandando ai matti i cinque stelle. Per provare a far passare Gaudio, dopo i precedenti disastri, i grillini hanno dovuto nascondere la testa sotto il materasso. Cioè hanno provato a far finta di niente sull’inchiesta e anche a far finta di non conoscere Zuccaro, il loro ex idolo dell’inchiesta sui “taxi del mare”. E hanno dovuto far finta di niente pure sul tema concorsi truccati, per il quale a suo tempo avevano inventato una carica di ripulitore speciale per l’ex Iena Dino Giarrusso. Del resto, è fresca la notizia che l’eurodeputato Iena potrebbe essere espulso dal M5s per aver intascato contributi lobbistici, persino da Big Tobacco, in barba alle regole. Ma zitti anche su questo. Muti come sorci sulla nave che affonda. E meno male che Gaudio s’è buttato a mare da solo, per alleggerire la coscienza dei giustizialisti.

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