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Barbari, grillini e Barberini

Redazione

L’incapacità del grillismo spiegata con una fermata metro chiusa da 300 giorni

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I big del lusso vorrebbe investire a Roma, ma l’amministrazione a 5 stelle continua a fare di tutto per scoraggiare la ripresa. La fermata Barberini della metropolitana, una delle due più centrali, resta sbarrata ed i suoi 300 giorni di chiusura superano i 246 della stazione Repubblica. Un collaudo è fallito e forse si riaprirà a febbraio, ma anche dopo. Nei giorni dei saldi si sono dovuti contingentare gli accessi alla stazione di piazza di Spagna, con transenne e polizia. Ma il problema è più ampio e destinato ad aggravarsi: all’origine c’è, o ci dovrebbe essere (il Campidoglio non fornisce dettagli), la sostituzione delle scale mobili, operazione che in un qualunque supermercato mondiale richiede una settimana.

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I big del lusso vorrebbe investire a Roma, ma l’amministrazione a 5 stelle continua a fare di tutto per scoraggiare la ripresa. La fermata Barberini della metropolitana, una delle due più centrali, resta sbarrata ed i suoi 300 giorni di chiusura superano i 246 della stazione Repubblica. Un collaudo è fallito e forse si riaprirà a febbraio, ma anche dopo. Nei giorni dei saldi si sono dovuti contingentare gli accessi alla stazione di piazza di Spagna, con transenne e polizia. Ma il problema è più ampio e destinato ad aggravarsi: all’origine c’è, o ci dovrebbe essere (il Campidoglio non fornisce dettagli), la sostituzione delle scale mobili, operazione che in un qualunque supermercato mondiale richiede una settimana.

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L’Atac, l’azienda dei trasporti tecnicamente fallita (con 1,4 miliardi di debito opera in regime di concordato), non dispone di ricambi, così sono chiuse anche le stazioni più decentrate di Baldo degli Ubaldi e Cornelia. Ma ora emerge un guaio agli impianti antincendio che mette a rischio una stazione su due. Nel 2018 i radicali promossero un referendum per mettere a bando l’Atac tra soggetti pubblici e privati in grado di occuparsene, ma le lobby sindacali e politiche – dai 5S al Pd alla destra meloniana e leghista – si schierarono a difesa della formula in house, e dei voti di dipendenti, famiglie e indotto.

  

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Al referendum partecipò il 16 per cento, con schiacciante maggioranza di sì, soglia ritenuta troppo bassa; sennonché il Tar ha accolto il ricorso dei promotori in quanto la consultazione consultiva non richiedeva quorum. Il Campidoglio interpreta la sentenza alla maniera grillina: proprio perché consultivo il referendum, pur se valido, può essere disatteso. Nel frattempo l’assessore alla (im)mobilità, Meleo, annuncia futuribili prolungamenti della linea C, ferma a San Giovanni, verso Roma Nord “e oltre perché lo chiedono i cittadini”. Magari i cittadini chiedono che intanto i responsabili della paralisi si accomodino a casa.

 

La chiusura di Barberini, di fronte alla storica fontana del Tritone, provoca il degrado di cinema e negozi in un’area strategica per commercio, cultura, teatri e turismo. Mentre la giunta Raggi rischia di perdere 150 milioni appena stanziati da un governo certo non nemico.

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