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contro mastro ciliegia

Neil Young e il privilegio molto liberista di dire no a Spotify

Maurizio Crippa

I soldi cui rinuncerà, con orgoglio e fermezza, il musicista li ha già recuperati vendendo tutto il suo catalogo alla Sony

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"Potete aver Rogan o Young, non tutte e due”, aveva intimato il vecchio guerriero del rock, a quelli di Spotify. Rei di trasmettere anche il podcast del celebre personaggio televisivo Joe Rogan, dagli espliciti contenuti no vax. Pronti via, Spotify ieri ha detto tanti saluti a Neil Young, la sua musica va sempre molto bene ma non come il podcast da milioni di ascoltatori.

 

Per il rocker un’altra medaglia sul petto, dopo quella, tra le tante, di aver negato l’uso di Rockin’ in the free world alla campagna elettorale di Trump. Ma siccome il mondo è pieno di fessi che la rivoluzione anti capitalista è sempre dietro al prossimo orizzonte, c’è anche  gente che ha esultato per l’addio di Neil Young a Spotify prendendola anche come una sfida al capitalismo. Dimenticando che Neil Young, hippy e libertario, con il mondo liberista della musica è sempre andato d’accordo, e i soldi cui rinuncerà, con orgoglio e fermezza, da Spotify li ha già recuperati vendendo tutto il suo catalogo alla Sony. Gli stessi soldi del mercato con cui ha sempre finanziato i suoi concerti per i farmer, le sue ricerche sulle auto non inquinanti, i suoi sogni musicali. Fare musica in un “free world”, senza mai aver dovuto pietire una comparata ala Festa dell’Unità, come capitava dalle nostre parti, è la miglior garanzia di liberà. 

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