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Bannate tutti a FortnIlva

Maurizio Crippa

Se l’Italia fosse seria la metà di Epic Games, la ditta che produce Fortnite, si dovrebbero prendere tutti gli autori di balle sull'acciaieria di Taranto e allontanarli per sempre dalla politica

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Desidero premettere che nonostante non sappia chi sia CiccioGamer – ma se è per questo non so manco chi sia Gianluigi Nuzzi – ho piena contezza di cosa sia Fortnite, per il tramite di alcuni miei parenti di primo grado: è un videogioco in cui ci si sfida online e si distribuiscono un sacco di mazzate a qualsiasi cosa capiti a tiro, e mi pare di capire che ci si diverta un mondo. Almeno come a leggere le interviste di Michele Emiliano. Questo per dire che capisco anche – e senz’altro di più di quanto un ministro grillino possa capire un piano industriale – che è una cosa dannatamente seria, e grave, e che segna una cesura, un prima e un dopo, il fatto che Epic Games, la ditta che produce Fortnite, abbia bannato per sempre – ergastolo ostativo da videogioco – un giovane giocatore, un po’ brufoloso ça va sans dire, che si chiama Jarvis Kaye e che è stato beccato a imbrogliare (poi lui lo ha ammesso con un commovente auto da fé). O per dire più propriamente per aver aver usato dei “cheat” e caricato sulla piattaforma “alcuni video in cui usavo un aimbot in modalità Solo e Playground”. Che sinceramente non so cosa significhi (ma non lo sa manco Nuzzi), ma mi sembra una cosa meno grave di “imbrogliare”. Comunque: bannato. A vita. Ecco, se l’Italia fosse seria la metà di Epic Games, si dovrebbero prendere tutti gli autori di “cheat” e altre balle nella storia di Ilva: Pd, Leu, Cinque stelle e persino Italia viva, e bannarli tutti a vita dalla politica. Così a giocare all’Ilva rimarrebbe solo Carlo Calenda, per una volta vincente. O a Fortnite.

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