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Al Fatto saltano i cilindri

Maurizio Crippa

Il giornale di Marco Travaglio s'indigna (da che pulpito) perché certi giornalacci pubblicano Whatsapp privati. Indro Montanelli sarebbe onorato di avere eredi come questi?

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Indro Montanelli si sentirebbe onorato, oggi, di avere ideali discendenti come – per citarne uno – il direttore Marco Travaglio? È argomento spigoloso, ben lo sappiamo, che provoca repentine orticarie, perciò lo lasciamo ad altri e non mettiamo becco. Montanelli era un toscanaccio burbero e velenoso, non le mandava a dire, ma era a suo modo un giornalista di squisito equilibrio. Suscita invece un’irrefrenabile ilarità vedere, in questi giorni, quanto siano sull’orlo di una crisi di nervi dalle parti del Fatto quotidiano, testata a suo modo gloriosa e fino a qualche tempo fa in navigazione tranquilla come una portaerei in mezzo a gusci di noce: i cannoni spianati li avevano tutti loro.

  

Ieri, per dire, Vauro era l’elemento di maggior sangue freddo della prima pagina, sotto un titolo almodovariano, “L’Europa scatena lo spread per far cadere il governo”. A pagina due, occhiello “Attacco a tenaglia”, si titolava: “La Ue muove i mercati per far cambiare il Def”. Insomma, il gomblotto, la linea (Maginot) Di Maio squadernata ai disorientati lettori: va tutto bene, sono quelli là che sono canaglie, brigatisti (per dirla con Vauro). Nelle pagine leggere, si strabordava alla ricerca di un guizzo: “Cottarelli, l’astrologo della domenica”. Per il Fatto, l’illustre economista, ospite di Fazio, si è trasformato nel “Paolo Fox della finanza”. Forse oggi leggeremo che Keynes a Borghi gli fa una pippa. Dell’indignazione per il cattivo gusto di certi giornalacci che pubblicano Whatsapp che dovrebbero essere privati (da che pulpito) sarà bello il tacere. C’è poco da ridere, quando in sala macchine saltano tutti i cilindri.

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