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Come trasformare un produttore porco in un film

Maurizio Crippa

L’ultima frontiera del cinema: Brad Pitt ha acquistato i diritti del caso Weinstein e ne farà un film. C'era da aspettarselo

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Abbiamo di recente appreso che l’arte del palpeggiamento da treno di donne non consenzienti in giapponese si chiama “chikan”. Ci informeremo da chi ne sa più di noi se nella magnifica e sintetica lingua del Sol Levante esita anche un ideogramma che significhi “prendere un produttore porco e trasformarlo in un prodotto cinematografico”. Ma non è facile, immaginiamo. Però va così. Ancora non ci siamo ripresi dal primo atto della discesa nel bunga bunga di Sorrentino – “tossico e porno”, secondo Maria Goretti Mussolini, o che ci riporta “all’epoca in cui non dovevamo temere il Berlusconi fuori di noi, ma il Berlusconi in noi”, secondo Freccero – e dall’America arriva la conferma inevitabile che the show must go on, e del maiale non si butta niente. Ne avevamo come un presentimento. Ecco che Brad Pitt, nei panni del Produttore Corretto, ha acquistato i diritti della storia delle reporter Pulitzer del New York Times, Jodi Kantor e Megan Twohey, quelle che hanno trasformato Harvey Weinstein nel porco universale, e ne farà un film. Il produttore che diventa prodotto è l’ultima frontiera del cinema, meriterebbe il 3D. Ma siccome Sorrentino ha già dato, e siccome tutto quel che c’è di commedia pornosoft ha il copyright in esclusiva del Cav., toccherà vedere come se se la caverà Brad Pitt quando dovrà affidare la sceneggiatura a un regista. Se avesse un briciolo di fantasia, ha solo un nome a disposizione: dovrebbe chiamare Woody Allen. Sarebbe un tocco di classe, come diceva Glenda Jackson.

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