Joe Wright (regista), e Haley Bennett (attrice protagonista) al red carpet della Festa del cinema di Roma. AP Photo/Domenico Stinellis 

Amore in musical

Alla Festa del Cinema c'è un "Cyrano" romanticissimo di Joe Wright

Mariarosa Mancuso

Il film è una storia d'amore e di parole d'amore. Tra gli altri, sorprende Zerocalcare con gli assaggi della serie Netflix "Strappare lungo i bordi"

Musical, è l’anno dei musical. Tra “Annette” di Leos Carax e “West Side Story” diretto da Steven Spielberg (chi l’avrebbe mai detto?) si intrufola e sgomita “Cyrano” di Joe Wright. Un regista che con le storie d’amore ci sa fare, ancora ricordiamo il suo “Orgoglio e pregiudizio”: Keira Knightley e Matthew Macfadyen, un perfetto Mr Darcy com’era nelle volontà letterarie di Jane Austen (in “Succession” ora si chiama Tom Wambsgans ed è il marito di Schiv).

“Cyrano” è una storia d’amore. E di parole d’amore. Nell’originale lo spadaccino Cyrano de Bergerac ha il naso troppo lungo: convinto che la cugina Roxanne mai potrebbe amarlo, fa da ghost writer al belloccio su cui la bella ha messo gli occhi (funziona, ma un po’ tardi, e con complicazioni). Nella versione vista in anteprima alla Festa di Roma, gli amorosi sguardi trafiggono lo schermo perché Roxanne e Cyrano – gli attori sono Haley Bennett e Peter Dinklage – hanno replicato molte volte i loro ruoli a teatro. Nel musical scritto da Erica Schmidt, che nella vita è la moglie di Peter Dinklage (ecco cosa ha fatto, smessi i broccati di Tyrion Lannister in “Game of Thrones”) e la madre dei suoi due figli. Non sappiamo da quando esattamente, ma anche Joe Wright e Haley Bennett sono fidanzati. Il grandioso “Cyrano” è stato girato in Sicilia, durante il lockdown. Erano oltre trecento, fra troupe e ballerini/spadaccini. In uno dei momenti più deliziosamente kitsch vediamo i cadetti, sul punto di partire in battaglia, che incrociano coreograficamente le spade e si fanno un balletto. Tra loro, il giovanotto (nero e con i riccioletti, per l’occasione) che Roxanne crede di amare, ma da vicino lo trova scarso nella conversazione. Anche in trincea si canta, ma stavolta è tragedia. I militari mandano a casa l’ultima lettera, bagnata di lacrime. Lo scrivano per conto terzi non fa eccezione.

Scena d’apertura: Cyrano piomba sul palcoscenico, sbeffeggiando il vecchio attore parruccone che declama con la faccia impastata di trucco. A far da contorno, le pecorelle dell’Arcadia: figuranti in maschera e calzamaglia bianca dentro un gigantesco batuffolo di lana. Una delle tante invenzioni che svecchiano la storia, e fanno sembrare film come “Les jeunes amants” di Carine Tardieu, con Fanny Ardant, appena tolti dalla naftalina. Il tema vorrebbe essere scottante e controverso, una donna di 70 anni che si innamora di un quarantenne. La regia priva di guizzi rende la faccenda molto noiosa.

Il musical non si addice per nulla a “Dear Evan Hansen” di Stephen Chbosky, regista che sopra ogni cosa predilige le paturnie adolescenziali. Sei Tony Awards e un notevole successo di pubblico, nelle città Usa e in Canada, non sollevano lo spettacolo da un pasticcio che somiglia più al Telefono amico per ragazzi in difficoltà che a un film da consigliare agli amici (mancano solo i numeri da chiamare in caso di bisogno, già sperimentati nella versione italiana della serie “Euphoria” con Zendaya).

L’entusiasmo ritorna con l’assaggio di “Strappare lungo i bordi”, la serie animata di Zerocalcare prodotta da Netflix (in streaming dal 17 novembre). Brillante e piena di idee, a cominciare dal titolo: l’illusione che la vita sia governabile come le figurine con la linea tratteggiata, basta fare piano. Tutto sbagliato, a dispetto della bibbia per maschi che il nostro sa a memoria. Da bambino, ha già il suo animale guida – o voce della coscienza – un piccolo armadillo che insieme a lui crescerà. Nessuno dei due verrà fuori benissimo, ma continuano a provarci. Anche con le ragazze.