diario da cannes 2021

"Benedetta", alla voce film noiosissimi scambiati per capolavoro

Mariarosa Mancuso

Prima di entrare a vedere il film dell'olandese Paul Verhoeven sapevamo già come avrebbero peccato le due suore protagoniste. Per fortuna ogni tanto si spogliano per dedicarsi agli atti innominabili

Lo scandalo è sempre annunciato, anticipato, rilanciato, sviscerato. Prima di entrare a vedere “Benedetta” di Paul Verhoeven sapevamo nei dettagli come le due suore avrebbero peccato, nel convento di Pescia. Così dicono nel film, in realtà girato a Montepulciano nel 2018. Sicuro, era già pronto per il festival di Cannes di tre anni fa – il regista olandese è uno dei soliti noti che vengono invitati sempre e comunque. Primo slittamento per motivi di salute, poi l’anno cupo e triste. Lo ritroviamo adesso in concorso e già in programmazione nelle sale francesi. 

 

Arriva anzianotto (per gli standard del cinema). E decisamente vecchio per il modo di girare, didascalico e senza brio. Per fortuna ogni tanto le suore si spogliano per dedicarsi agli atti innominabili – questo il titolo del saggio di Judith Brown che raccontava la vita della suora lesbica nell’Italia del Rinascimento. Sennò si aggirano come manichini in costume, tranne quando Benedetta (colpa di una novizia, peraltro povera e accolta per pietà, che allunga una mano dove non sarebbe consentito) vede serpenti tentatori dappertutto. Accade quando cantano in coro, meno male che la visione comprende un bel Cristo su un cavallo bianco, munito di spada per farli a pezzettini.

E’ solo una delle visioni tra il religioso e l’erotico, accolte dal critico di Libération come una scoperta sensazionale. C’erano le lesbiche anche nel Rinascimento! Prendevano le statuette della Madonna e ne facevano giocattoli erotici! E c’era la peste, si chiudevano le porte del convento proprio come facciamo adesso a protezione dal contagio!

Non è solo scambiare per un capolavoro un film noiosissimo con tocchi di ridarola - quando arriva da Firenze Lambert Wilson e istruisce il processo le domande e le risposte sono esilaranti. E’ anche dimenticarsi che i francesi hanno avuto Sade, Georges Bataille, e un certo numero di racconti libertini – spesso ambientati in convento – finiti nella sezione proibita delle biblioteche, detta Inferno. Roba di prima qualità, se piace il genere.

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