Foto di Andrew Medichini, AP Photo, via LaPresse 

Editoriali

L'ennesima occasione persa dal Papa sulla guerra

Redazione

Francesco sul conflitto in corso in Ucraina: “Non posso stare con una parte né con l’altra”. Ma se un anno fa la prudenza era comprensibile, adesso non prendere posizione appare stonato e fuoriluogo

Il Papa può sventolare tutte le bandiere ucraine che vuole a favore di telecamere e macchine fotografiche, può partecipare a tutte le proiezioni di documentari sulla guerra che desidera, ma se alla prima occasione utile dice che “per me è molto doloroso, molto doloroso, e non posso stare con una parte né con l’altra, la guerra è un male di per sé”, significa che la confusione è ben lungi dall’essere spazzata ai piani alti di Santa Marta.

 

Permane quell’ambiguità di fondo che da un anno contraddistingue il rapportarsi di Francesco al conflitto. In dodici mesi abbiamo sentito parlare di “Nato che abbaia al confine della Russia”, di Kirill “chierichetto” di Putin, di volontà di andare a Mosca e Kyiv per provare a trovare una soluzione che metta fine allo spargimento di sangue. E poi la lettera al popolo ucraino, le frasi su ceceni e buriati. Insomma, di tutto un po’.

 

Ma se dopo dodici mesi di massacri, fosse comuni, città e villaggi rasi al suolo, il Papa dice di non poter stare con una parte o con l’altra, qualche problema c’è. Perché non può? Cosa c’è di compromettente nel prendere le parti degli invasi e delle vittime dell’aggressione ordinata da Vladimir Putin? Non è più tempo di generici appelli pronunciati all’Angelus per una pace dai contorni irenici, frasi che restano negli archivi ma che poco o nulla determinano rispetto all’evoluzione dei fatti sul campo.

 

Quanto è largo il fossato che separa l’appurata neutralità di Francesco dalle parole dei vertici della Segreteria di stato, che continuano a ribadire la necessità di preservare indipendenza e confini dell’Ucraina. Se un anno fa la prudenza papale era comprensibilmente motivata dall’auspicio di poter giocare un ruolo per facilitare una mediazione tra Mosca e Kyiv, oggi davanti alla tragedia di cui uno e solo uno è responsabile, ciò appare del tutto stonato e fuori luogo.

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