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Il Papa e l’uso calcolato delle interviste per creare consenso alla sua linea

Daniele Menozzi

Francesco e le famiglie omosessuali: tanto rumore per nulla?

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Ha sollevato vasto clamore mediatico il passaggio relativo agli omosessuali contenuto nell’intervista al Pontefice nel docufilm “Francesco” realizzato da Evgeny Afineevsky e presentato al Festival di Roma lo scorso 21 ottobre. L’intervista, condotta dalla giornalista messicana Valentina Alarzaki, nota per le sue precedenti interviste a Giovanni Paolo II, era stata realizzata nel 2019, ma allora era stata diffusa senza il passo che oggi ha acceso il dibattito. Difficile dire se, dietro questa procrastinazione, ci sia una regia e chi sia il regista. Forse una spiegazione in materia renderebbe ancora più evidente la trasparenza che costituisce uno dei punti di forza del governo di Bergoglio.

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Ha sollevato vasto clamore mediatico il passaggio relativo agli omosessuali contenuto nell’intervista al Pontefice nel docufilm “Francesco” realizzato da Evgeny Afineevsky e presentato al Festival di Roma lo scorso 21 ottobre. L’intervista, condotta dalla giornalista messicana Valentina Alarzaki, nota per le sue precedenti interviste a Giovanni Paolo II, era stata realizzata nel 2019, ma allora era stata diffusa senza il passo che oggi ha acceso il dibattito. Difficile dire se, dietro questa procrastinazione, ci sia una regia e chi sia il regista. Forse una spiegazione in materia renderebbe ancora più evidente la trasparenza che costituisce uno dei punti di forza del governo di Bergoglio.

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Intanto si può dire che la discussione, incentrata sulle opposte tesi di una rivoluzione nella dottrina cattolica sulla questione o di una mera riproposizione della tradizione, appare fuorviante. I media hanno aiutato ben poco a far capire quel che è effettivamente accaduto. In primo luogo le parole del Papa manifestano una certa ambiguità, perché sovrappongono due temi. Da un lato Francesco, in continuità con tesi che ha più volte ribadito, ricorda che l’amorevole accoglienza degli omosessuali all’interno della famiglia di appartenenza costituisce un comportamento coerente con il Vangelo. Dall’altro lato il Papa ha sottolineato l’opportunità di una legislazione civile che tuteli i diritti di quanti, pur appartenendo allo stesso sesso, intendono dar vita ad una stabile relazione affettiva. Anche questa tesi, pur apparsa meno esplicitamente nel corso del suo magistero, non è estranea al pensiero di Bergoglio: l’aveva già espressa nel 2010 al momento della discussione del progetto di legge in Argentina sul matrimonio omosessuale. In ogni caso è su questo secondo punto che occorre gettare luce. Non si può certo dire che Francesco abbia compiuto una rivoluzione nella teologia morale. Il Papa si muove infatti all’interno di una consolidata e secolare tradizione. Essa prevede che la legge naturale, che resta intangibile e rappresenta l’ideale a cui tendere, può essere disattesa nella legislazione civile in considerazione del perseguimento di un male minore. Poiché la mancata tutela giuridica di coloro che vivono un’unione omosessuale non consente un’adeguata garanzia della dignità della persona umana, una legge sulle unioni civili appare una via – in principio non auspicabile, ma comunque tollerabile – per assicurare agli omosessuali la conduzione di una vita degna. Non si abolisce la dottrina, anzi la si ribadisce; ma si consente che, nella prassi giuridica, ci si possa da essa scostare per conseguire un bene ritenuto dalla Chiesa prioritario. Ciò ovviamente non significa che non sia mutato nulla.

 

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Nel 2003 la congregazione per la Dottrina della fede, di cui era prefetto l’allora cardinal Ratzinger aveva emanato un documento, in cui si invitavano i cattolici a “opporsi in forma chiara e incisiva” non solo a ogni equiparazione tra unioni civili e matrimonio, ma anche a ogni “riconoscimento legale delle unioni omosessuali”. Rispetto a quel documento cosa è cambiato? Soltanto l’istanza di tradurre, su questo punto specifico, la legge naturale in norma giuridica positiva. Non è poco, se si pensa alla rigidissima ottemperanza della Conferenza episcopale italiana alla direttiva della congregazione; ma non è nemmeno una rivoluzione. La legge naturale di cui la Chiesa si proclama custode e interprete sancisce esclusivamente il matrimonio eterosessuale; ma il Papa non ritiene più necessario, e nemmeno opportuno, che le legislazioni civili, alla luce delle concrete situazioni della società contemporanea, ne siano una meccanica applicazione. La linea di Bergoglio, semplice riproposizione della tradizionale teologia morale, ma è però priva di problemi. Il superamento della precedente posizione avviene infatti tramite un’intervista. In tal modo si modifica la posizione espressa in un documento – un atto della congregazione per la Dottrina della fede – che ha una precisa qualificazione teologica. Basta una conversazione con una giornalista per introdurre nella Chiesa un mutamento relativo al rapporto tra legge naturale e legge positiva? E’ lecito dubitarne. Non si può del resto supporre che il Pontefice latinoamericano, pur poco sensibile, per la sua stessa provenienza, alle dimensioni istituzionali della vita della Chiesa, non ne abbia consapevolezza. Per cogliere il significato effettivo dell’intervista ci può allora aiutare la storia. Da circa un secolo e mezzo i Papi ricorrono alle interviste giornalistiche per sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni d’attualità. Probabilmente Francesco cerca di suscitare un largo movimento di sostegno alla sua posizione da parte di credenti e non credenti, per procedere, sulla base del consenso ottenuto, a formalizzare un cambiamento tutt’altro che facile per una mentalità cattolica forgiata dai due precedenti pontificati in chiave conservatrice.

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