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Il trappolone al Papa che non dispiace in Vaticano

Il video sulla "apertura alle famiglie gay" è un capolavoro di tagli e assemblaggi. Il pensiero di Francesco è travisato, ma oltretevere non si fiata

Matteo Matzuzzi

Tutte le incongruenze di un documentario che oltretevere hanno visto senza accorgersi delle tante manipolazioni. O forse sì? Mentre cardinali e vescovi cercano di gettare acqua sul fuoco, il caos regna incontrastato. 

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Il trappolone nel quale è finito (di nuovo) il Papa sta già mostrando le attese conseguenze. Il vescovo americano di Providence, Thomas Tobin, ha diffuso sul sito diocesano un comunicato in cui afferma che quanto detto da Francesco “contraddice chiaramente quello che a lungo è stato l’insegnamento della chiesa sulle unioni tra persone dello stesso sesso. La chiesa – ha aggiunto mons.Tobin – non può sostenere che si accettino relazioni oggettivamente immorali”. Il Vaticano non ha preso le distanze dalla furba operazione di Evgeny Afineevsky, il regista del documentario “Francesco” presentato mercoledì alla Festa del cinema di Roma. Le dichiarazioni papali finite sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo, infatti, sono state sapientemente estrapolate dalla lunga intervista concessa dal Pontefice nel maggio del 2019 alla decana dei vaticanisti, la giornalista messicana Valentina Alazraki. Quattro estratti diversi di quella conversazione sono stati estrapolati e assemblati alla perfezione per rendere chiaro il messaggio che ha fatto scalpore, e cioè che “le persone omosessuali hanno il diritto di stare in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto di avere una famiglia”. 

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Il trappolone nel quale è finito (di nuovo) il Papa sta già mostrando le attese conseguenze. Il vescovo americano di Providence, Thomas Tobin, ha diffuso sul sito diocesano un comunicato in cui afferma che quanto detto da Francesco “contraddice chiaramente quello che a lungo è stato l’insegnamento della chiesa sulle unioni tra persone dello stesso sesso. La chiesa – ha aggiunto mons.Tobin – non può sostenere che si accettino relazioni oggettivamente immorali”. Il Vaticano non ha preso le distanze dalla furba operazione di Evgeny Afineevsky, il regista del documentario “Francesco” presentato mercoledì alla Festa del cinema di Roma. Le dichiarazioni papali finite sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo, infatti, sono state sapientemente estrapolate dalla lunga intervista concessa dal Pontefice nel maggio del 2019 alla decana dei vaticanisti, la giornalista messicana Valentina Alazraki. Quattro estratti diversi di quella conversazione sono stati estrapolati e assemblati alla perfezione per rendere chiaro il messaggio che ha fatto scalpore, e cioè che “le persone omosessuali hanno il diritto di stare in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto di avere una famiglia”. 

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“Nessuno dovrebbe esserne cacciato o essere infelice per questo. Quel che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. Così loro sarebbero legalmente coperti. Io ho difeso questo”. Peccato che nella versione originale Francesco stava parlando d’altro, e in particolare della celebre massima del 2013 che gli valse il premio di “uomo dell’anno” da parte della rivista gay The Advocate: “Chi sono io per giudicare?”. A Valentina Alazraki, infatti, Bergoglio disse di essersi molto arrabbiato per come le sue parole erano state interpretate. Lui intendeva parlare proprio dell’integrazione in famiglia degli omosessuali. Peccato che nel lavoro di Afineevsky la premessa e il contesto manchino del tutto. Come manca il passaggio in cui Francesco precisa che “ciò non significa approvare gli atti omosessuali, nel modo più assoluto”. Infine, come ha ben documentato il sito Aleteia, il quarto estratto “sembra essere stato tagliato dalla giornalista messicana. S’indovina però nel video il punto del taglio”. Ebbene, Alazraki ricorda che Bergoglio a Buenos Aires si era opposto al matrimonio omosessuale. Francesco risponde: “Ho sempre difeso la dottrina. E’ curioso, per quanto riguarda la legge sul ‘matrimonio omosessuale’… è incongruo parlare di ‘matrimonio’”. Poi la giornalista messicana pone al Pontefice un’altra domanda, e lui dice che “quello che dobbiamo fare è una legge sulla convivenza (convivencia) civile. Hanno diritto di essere legalmente tutelati. Io ho difeso questo”. E tutto torna, peccato che il regista abbia agito da provetto sarto nel taglio e cucito. 

 

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Non è la prima volta che le interviste di Francesco danno adito a polemiche e a riunioni di aruspici chiamati a interpretare il verbo papale. Dai colloqui con Eugenio Scalfari sull’inesistenza dell’Inferno e la necessità di “bastonare i cardinali”, fino alle storiche conversazioni ad alta quota con tanto di invito a non fare figli come conigli, l’elenco sarebbe lungo. Qualcuno, saggiamente, aveva suggerito al Papa di limitare interviste e chiacchiere in libertà, onde evitare incidenti come quello capitato mercoledì pomeriggio. 

 

La domanda che rileva, in questo caos che bene alla chiesa di certo non fa,  è perché il Vaticano, attraverso i suoi numerosi canali informativi, non abbia detto nulla quantomeno per evidenziare le incongruenze – per così dire – dell’opera del regista. Nulla, come se il taglia e incolla sia accettabile e non meritevole di precisazioni davanti al proliferare di commenti e analisi su giornali e telegiornali da parte di vescovi e cardinali che pongono l’accento chi su un aspetto, chi sull’altro dell’intervista papale, come se effettivamente il tema fosse da dibattere. Teologi, per lo più imbarazzati, chiamati in fretta e furia a spiegare quel che in realtà il Papa voleva dire. Verrebbe da pensare, se non altro maliziosamente, che tutto sommato la ricostruzione di Afineevsky, ricevuto in Vaticano dove si suppone che qualcuno il documentario sul Papa regnante l’abbia visto, non dispiaccia troppo. Avvenire, il quotidiano dei vescovi che mercoledì subito s’affrettava a dire nella sua versione online che in ogni caso la dottrina non cambia, s’arrampica a sostenere che  è tutto normale e che si conferma “lo sviluppo lineare e coerente del magistero di Francesco”. E pazienza se il cattolico intanto  alza il volume del video per capire se il Papa ha detto esattamente “union” o “convivencia”, chiedendosi se la dottrina è mutata nello spazio di due minuti di un film presentato alla Festa del cinema di Roma.

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