PUBBLICITÁ

IL CAOS DIVENTA DOGMA

Papa Francesco squassa (di nuovo) la vigna. La chiesa è nel caos

Matteo Matzuzzi

“Le persone omosessuali hanno il diritto di stare in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto di avere una famiglia". Il Pontefice apre alla famiglia gay in un documentario. Chiesa ormai liquida

PUBBLICITÁ

“Le persone omosessuali hanno il diritto di stare in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto di avere una famiglia. Nessuno dovrebbe esserne cacciato o essere infelice per questo. Quel che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. Così loro sarebbero legalmente coperti. Io ho difeso questo”. E’ quanto dice il Papa al minuto 65 del documentario “Francesco” di Evgeny Afineevsky, presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma. Poco prima, sempre nel documentario, parla Andrea Rubera padre – insieme al compagno – di tre bambini. Rubera consegnò al Pontefice una lettera in cui gli spiegò di voler crescere i figli nella fede cattolica temendo però l’accoglienza che avrebbero ricevuto in parrocchia. Pochi giorni dopo, il Papa chiamò al telefono Rubera, incoraggiandolo a portare i bambini in parrocchia, anche a costo di incontrare resistenze. Rubera si dice contento della scelta fatta, aggiungendo che “probabilmente il Papa segue comunque la sua dottrina”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Le persone omosessuali hanno il diritto di stare in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto di avere una famiglia. Nessuno dovrebbe esserne cacciato o essere infelice per questo. Quel che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. Così loro sarebbero legalmente coperti. Io ho difeso questo”. E’ quanto dice il Papa al minuto 65 del documentario “Francesco” di Evgeny Afineevsky, presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma. Poco prima, sempre nel documentario, parla Andrea Rubera padre – insieme al compagno – di tre bambini. Rubera consegnò al Pontefice una lettera in cui gli spiegò di voler crescere i figli nella fede cattolica temendo però l’accoglienza che avrebbero ricevuto in parrocchia. Pochi giorni dopo, il Papa chiamò al telefono Rubera, incoraggiandolo a portare i bambini in parrocchia, anche a costo di incontrare resistenze. Rubera si dice contento della scelta fatta, aggiungendo che “probabilmente il Papa segue comunque la sua dottrina”.

PUBBLICITÁ

 

L’auspicio di una tutela legale delle coppie gay non è una novità di oggi, è un concetto che già da cardinale arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio aveva avuto modo di esprimere. Ricorda bene Michael J. O’Loughlin su America magazine che “prima di essere eletto Papa, Francesco si dichiarò favorevole alle unioni civili tra omosessuali per cercare di fermare la legge sul matrimonio gay, definito da Bergoglio ‘un attacco distruttivo al piano di Dio’. Nelle riunioni con gli altri vescovi argentini – ricorda O’Loughlin – l’arcivescovo di Buenos Aires chiarì la netta distinzione tra matrimonio eterosessuale e omosessuale”. Tutto vero, ma l’impatto mediatico delle dichiarazioni papali, fatte per lo più in un contesto forse non del tutto consono a trattare argomenti del genere, che da decenni dividono la chiesa, lascerà il segno.

 

PUBBLICITÁ

Discussioni, polemiche, corsa all’interpretazione, attenzione al sospiro e alla virgola messa a inframmezzare il testo: il menù per i prossimi giorni è pronto, e almeno – ed è una fortuna – si discuterà di teologia anziché delle disavventure della signora Cecilia Marogna e del cardinale dimezzato Giovanni Angelo Becciu. Francesco ha dimenticato la lezione del suo “chi sono io per giudicare un gay?”, pronunciata all’inizio del pontificato che tanto clamore suscitò e che gli garantì il premio della rivista gay The Advocate come “uomo dell’anno 2013”. Una frase rimasta nella storia, almeno nella sua prima metà, visto che il resto – “se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà… Il catechismo della chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte” – è stato rapidamente archiviato e posizionato in scaffali assai poco visibili. Francesco c’è ricascato: guardando il documentario, neanche il più antibergogliano può sospettare che stiano maturando svolte dottrinali. Semplicemente, il Papa fa sua la linea già predicata a Buenos Aires anni fa. Il problema è che l’interpretazione è, come sovente accade in questo pontificato, ambigua e ben lontana dall’evangelico parlare sì sì, no no. Anche questa non è una novità. E’ il caos eretto a dogma in un pontificato che di dogmi non ama sentir parlare. Il caos su un tema così centrale qual è la famiglia. E’ arduo rispondere a quanti già gridano all’apocalisse che in realtà Francesco considera il gender un attentato contro il matrimonio, una guerra nucleare, un delitto al cospetto di Dio (tutte cose che ha regolarmente detto in occasioni che però sui media, guarda caso, tanto spazio non hanno trovato). E’ complicato segnalare la miriade di appelli in favore della famiglia lanciati dal 2013 in poi se poi si cade sulla buccia di banana rappresentata da un documentario di Evgeny Afineevsky presentato alla Festa del Cinema. Ed è altresì difficile rispedire al mittente le critiche e le denunce di chi vedeva nello smantellamento del Pontificio istituto “Giovanni Paolo II” per gli studi su matrimonio e famiglia l’intenzione di sostituire alla linea wojtyliana portata avanti da Carlo Caffarra qualcosa di nuovo, mondano e al passo con i tempi. Non si vedono i vantaggi che porterà alla chiesa l’uscita filmata di Francesco, se non un plauso di chi ha sempre combattuto l’atteggiamento della chiesa contrario all’equiparazione del matrimonio tra uomo e donna con quello tra due persone dello stesso sesso. Non a caso, già qualche bottiglia di spumante viene stappata, vedansi le dichiarazioni dell’onorevole Zan: “Le parole del Papa sulle unioni civili sono importanti e positive, perché riconoscono il diritto delle persone lgbt+ alla vita familiare, dando dignità a ogni genere di amore e progetto di vita. Sono parole che certamente aiutano il contrasto all’odio e alle discriminazioni, ed è compito del legislatore di uno stato avanzato come l’Italia quello di combattere questi fenomeni violenti, inaccettabili proprio perché mossi dalle condizioni personali delle vittime. Per questo è necessario accelerare l’approvazione della legge contro l’omotransfobia”.

 

Monica Cirinnà non è da meno: “Dichiarazioni rivoluzionarie di Papa Francesco sulla necessità di riconoscere le unioni tra persone omosessuali, per dare un quadro giuridico di tutela alla loro vita familiare: sono figli di Dio, e hanno diritto a una famiglia, queste le sue esatte parole. Parole importanti, che sono certa scalderanno il cuore di molte e molte persone omosessuali credenti”. Di tutto, in questa fase di crisi della chiesa e di crisi del papato, c’era bisogno. Meno che riaprire un fronte che si preannuncia essere nient’altro che un pozzo senza fondo di richieste, perorazioni e spinte all’aggiornamento per stare – come sempre – al passo con i tempi.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ