PUBBLICITÁ

Difesa della libertà religiosa e bordate al populismo: ecco l'enciclica di Papa Francesco

Presentata "Fratelli tutti", dopo la firma di sabato ad Assisi. Otto capitoli e un filo conduttore rappresentato dalla pandemia in corso

Matteo Matzuzzi

Non ci sono elementi di novità rispetto a quanto il Pontefice ha già detto e scritto in passato. "Mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad al Tayyeb", sottolinea Francesco nell'Introduzione

PUBBLICITÁ

Dopo la firma di sabato pomeriggio ad Assisi, è stata resa pubblica Fratelli tutti, la terza enciclica di Papa Francesco. E’ un testo “sulla fraternità e l’amicizia sociale”, come si legge nel titolo. Nonostante le polemiche di alcune teologhe ed accademiche femministe che lamentavano la discriminazione di genere (“fratelli” e non “sorelle”, anche se l’incipit è preso dalle Ammonizioni di san Francesco), il titolo non è stato, ovviamente, cambiato.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Dopo la firma di sabato pomeriggio ad Assisi, è stata resa pubblica Fratelli tutti, la terza enciclica di Papa Francesco. E’ un testo “sulla fraternità e l’amicizia sociale”, come si legge nel titolo. Nonostante le polemiche di alcune teologhe ed accademiche femministe che lamentavano la discriminazione di genere (“fratelli” e non “sorelle”, anche se l’incipit è preso dalle Ammonizioni di san Francesco), il titolo non è stato, ovviamente, cambiato.

PUBBLICITÁ

 

Prima osservazione: in Fratelli tutti non c’è nulla di nuovo. Lo scrive il Papa, nell’introduzione: “Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni. Negli ultimi anni ho fatto riferimento ad esse più volte e in diversi luoghi. Ho voluto raccogliere in questa enciclica molti di tali interventi collocandoli in un contesto più ampio di riflessione”.

 

PUBBLICITÁ

Scrive Francesco che “se nella redazione della Laudato si’ ho avuto una fonte di ispirazione nel mio fratello Bartolomeo, il Patriarca ortodosso che ha proposto con molta forza la cura del creato, in questo caso mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad al Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio ‘ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro’. Non si è trattato di un mero atto diplomatico, bensì di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto. Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento che abbiamo firmato insieme. E qui ho anche recepito, con il mio linguaggio, numerosi documenti e lettere che ho ricevuto da tante persone e gruppi di tutto il mondo”.

 

“Le pagine che seguono non pretendono di riassumere la dottrina sull’amore fraterno, ma si soffermano sulla sua dimensione universale, sulla sua apertura a tutti”, aggiunge il Papa, ricordando che proprio durante la stesura dell’enciclica “ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iperconnessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si trattasse solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà”.

 

Il documento è suddiviso in otto capitoli, ciascuno dei quali declina in uno specifico tema l’argomento presentato nell’Introduzione. Nel primo capitolo, “Le ombre di un mondo chiuso”, Fratelli tutti si sofferma sulle storture dell’epoca contemporanea: la manipolazione e la deformazione di concetti come democrazia, libertà, giustizia; la perdita del senso del sociale e della storia; l’egoismo e il disinteresse per il bene comune; la prevalenza di una logica di mercato fondata sul profitto e la cultura dello scarto; la disoccupazione, il razzismo, la povertà; la disparità dei diritti e le sue aberrazioni come la schiavitù, la tratta, le donne assoggettate e poi forzate ad abortire, il traffico di organi. Problemi che richiedono “azioni globali”. Già qui arriva la condanna della “cultura dei muri”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Concetto ripreso nel secondo capitolo, “Un estraneo sulla strada”: è necessario, si legge, costruire una società che sappia includere, integrare e sollevare chi è caduto o è sofferente”. Il terzo capitolo, “Pensare a generare un mondo aperto”, contiene l’esortazione papale a “uscire da noi stessi” per trovare negli altri “un accrescimento di essere”.

 

PUBBLICITÁ

“Un cuore aperto al mondo intero”, il quarto capitolo, riprende il tema delle migrazioni. Francesco ribadisce che se bisogna evitare le migrazioni non necessarie, al tempo stesso è necessario rispettare il diritto a cercare altrove una vita migliore. La soluzione, difficilissima, è quella già tante volte ribadita: cercare un giusto equilibrio tra la tutela dei diritti dei cittadini e la garanzia di accoglienza e assistenza per i migranti. Francesco invita anche a stabilire nella società il concetto di “piena cittadinanza”, rinunciando all’uso discriminatorio del termine “minoranze”. Serve una governance globale, una collaborazione internazionale per le migrazioni che avvii progetti a lungo termine, andando oltre le singole emergenze”.

 

Il quinto capitolo, “La migliore politica”, offre spunti di dibattito attuali, perché contiene una critica severa al populismo. Il Papa loda la politica incentrata sulla dignità umana e non sottomessa alla finanza perché “il mercato da solo non risolve tutto” e le “stragi” provocate dalle speculazioni finanziarie lo hanno dimostrato. Francesco conferma la sua simpatia per i movimenti popolari, “veri poeti sociali” e “torrenti di energia morale”. Sarà grazie a loro, che “devono essere coinvolti nella partecipazione sociale, politica ed economica”, che si potrà passare da una politica “verso” i poveri a una politica “con” e “dei” poveri. “La pretesa di porre il populismo come chiave di lettura della realtà sociale contiene un altro punto debole: il fatto che ignora la legittimità della nozione di popolo. Il tentativo di far sparire dal linguaggio tale categoria potrebbe portare a eliminare la parola stessa ‘democrazia’ (‘governo del popolo’). Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine ‘popolo’. La realtà è che ci sono fenomeni sociali che strutturano le maggioranze, ci sono mega-tendenze e aspirazioni comunitarie; inoltre, si può pensare a obiettivi comuni, al di là delle differenze, per attuare insieme un progetto condiviso; infine, è molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo. Tutto ciò trova espressione nel sostantivo ‘popolo’ e nell’aggettivo ‘popolare’. Se non li si includesse – insieme ad una solida critica della demagogia – si rinuncerebbe a un aspetto fondamentale della realtà sociale”.

 

“Dialogo e amicizia sociale” è il tema del sesto capitolo, con l’appello ai media affinché promuovano la prossimità e il senso di famiglia umana senza sfruttare le “debolezze umane o tirare fuori il peggio di noi”. Il settimo capitolo, “Percorsi di un nuovo incontro”, è sviluppato attorno al tema della pace, “legata alla verità, alla giustizia e alla misericordia”. Qui il Papa si sofferma sul significato della memoria: “E’ facile oggi cadere nella tentazione di voltare pagina dicendo che ormai è passato molto tempo e che bisogna guardare avanti. No, per amor di Dio! Senza memoria non si va mai avanti, non si cresce senza una memoria integra e luminosa. Abbiamo bisogno di mantenere ‘la fiamma della coscienza collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che accadde’, che ‘risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e di distruzione’.Ne hanno bisogno le vittime stesse – persone, gruppi sociali o nazioni – per non cedere alla logica che porta a giustificare la rappresaglia e ogni violenza in nome del grande male subito. Per questo, non mi riferisco solo alla memoria degli orrori, ma anche al ricordo di quanti, in mezzo a un contesto avvelenato e corrotto, sono stati capaci di recuperare la dignità e con piccoli o grandi gesti hanno scelto la solidarietà, il perdono, la fraternità. Fa molto bene fare memoria del bene”.

 

Nel settimo capitolo, “Percorsi di un nuovo incontro”, Francesco affronta il tema della guerra, “che non è un fantasma del passato” ma “una minaccia costante” che rappresenta “la negazione di tutti i diritti” e “il fallimento della politica e dell’umanità”. Il Papa sottolinea che oggi non è più possibile pensare a una “guerra giusta”. E’ “un imperativo morale ed umanitario” l’eliminazione totale delle armi nucleari. Netta anche la posizione contro la pena di morte, “inammissibile”.

 

L’ultimo capitolo, “Le religioni al servizio della fraternità nel mondo”, è dedicato alla libertà religiosa: “Come cristiani chiediamo che, nei Paesi in cui siamo minoranza, ci sia garantita la libertà, così come noi la favoriamo per quanti non sono cristiani là dove sono minoranza. C’è un diritto umano fondamentale che non va dimenticato nel cammino della fraternità e della pace: è la libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni”.

 

In conclusione, prima delle due preghiere, una “al Creatore” e una “cristiana ecumenica”,  il Papa scrive: “In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri. Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld”.

 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ