PUBBLICITÁ

Il siluro del Papa contro l'eutanasia "crimine malvagio"

Presentata la Lettera "Samaritanus bonus" sulla cura delle persone nelle frasi critiche e terminali della vita. Non la prenderà bene chi pensa che la Chiesa sia un interlocutore da salotto

Matteo Matzuzzi

“L'eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva", si legge nel documento vaticano

PUBBLICITÁ

Non c’è più spazio per le interpretazioni, per i distinguo, per le valutazioni caso per caso, per i vescovi e i teologi che discettano in libri, interviste e prediche di come si può accompagnare un malato terminale in modo così ambiguo che non si comprende più ciò che divide tale accompagnamento dall’eutanasia. Venti pagine fitte della congregazione per la Dottrina della fede, firmate dal cardinale prefetto Luis Ladaria S. I., chiudono il dibattito. È stata pubblicata e presentata ieri, infatti, la lettera Samaritanus bonus sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. “La chiesa – si legge nel testo  –  ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente”. Ancora, “l’eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati. La valutazione morale di essa, e delle conseguenze che ne derivano, non dipende pertanto da un bilanciamento di princìpi che, a seconda delle circostanze e della sofferenza del paziente, potrebbero secondo alcuni giustificare la soppressione della persona malata. Valore della vita, autonomia, capacità decisionale e qualità della vita non sono sullo stesso piano”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Non c’è più spazio per le interpretazioni, per i distinguo, per le valutazioni caso per caso, per i vescovi e i teologi che discettano in libri, interviste e prediche di come si può accompagnare un malato terminale in modo così ambiguo che non si comprende più ciò che divide tale accompagnamento dall’eutanasia. Venti pagine fitte della congregazione per la Dottrina della fede, firmate dal cardinale prefetto Luis Ladaria S. I., chiudono il dibattito. È stata pubblicata e presentata ieri, infatti, la lettera Samaritanus bonus sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. “La chiesa – si legge nel testo  –  ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente”. Ancora, “l’eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati. La valutazione morale di essa, e delle conseguenze che ne derivano, non dipende pertanto da un bilanciamento di princìpi che, a seconda delle circostanze e della sofferenza del paziente, potrebbero secondo alcuni giustificare la soppressione della persona malata. Valore della vita, autonomia, capacità decisionale e qualità della vita non sono sullo stesso piano”.

PUBBLICITÁ

 

 


 A colpire, della lettera, sono i duri termini usati che da tempo non rientravano più nel lessico abituale dei documenti vaticani, sempre più ricchi di termini degni d’essere apprezzati dal mondo (intellettuale e no) che ha scambiato la chiesa per una sorta di organizzazione no profit dedita all’assistenza umanitaria e compassionevole. Pare archiviata la fase dei balbettii ecclesiastici su Charlie Gard,  Alfie Evans e Vincent Lambert, con comprensione per gli ospedali anglofrancesi e analisi tecniche sulla funzionalità di respiratori e sondini. “Una cura di base dovuta a ogni uomo è quella di somministrare gli alimenti e i liquidi necessari al mantenimento dell’omeostasi del corpo, nella misura in cui e fino a quando questa somministrazione dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente”. L’eutanasia, scrive il cardinale Ladaria, “è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza”. “Il valore inviolabile della vita è una verità basilare della legge morale naturale e un fondamento essenziale dell’ordine giuridico. Così come non si può accettare che un altro uomo sia nostro schiavo, qualora anche ce lo chiedesse, parimenti non si può scegliere direttamente di attentare contro la vita di un essere umano, anche se questi lo richiede”. Non manca un riferimento all’aborto   che insieme all’eutanasia e al suicidio volontario “guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono”.

PUBBLICITÁ

 

Durante la conferenza stampa di presentazione della Lettera, il prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha detto che “anche se l’insegnamento della Chiesa in materia è chiaro e contenuto in noti documenti magisteriali, un nuovo organico pronunciamento della Santa Sede sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita è parso opportuno e necessario in relazione alla situazione odierna, caratterizzata da un contesto legislativo civile internazionale sempre più permissivo a proposito dell’eutanasia, del suicidio assistito e delle disposizioni sul fine vita”. Ce n’è per tutti, anche per i cappellani ospedalieri. Il documento vaticano ricorda infatti che “l’eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva. Coloro che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito si rendono, pertanto, complici del grave peccato che altri eseguiranno. Costoro sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza, anche dei fedeli”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ