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194 stand-up comedy

I volontari nei consultori ci sono per legge, ma M5s e Pd strillano

Maurizio Crippa

In America si fa satira sulla Ivg, da noi bisogna accontentarsi dell’avanspettacolo parlamentare: solo grottesche polemiche false sui consultori

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In America, dove l’aborto è un tema di autentico scontro e dopo l’abolizione della Roe vs. Wade qualsiasi decisione a maggioranza di uno Stato o di una corte può modificare destini e diritti di donne e/o nascituri, l’aborto è un argomento assai frequentato da satira e stand-up comedy in cui si può dire di tutto: molto pro-choice ma anche il contrario. In Italia, dove “la 194 non si tocca” è una specie di rictus, anche un emendamento può produrre polemiche grottesche, quelle di M5s e Pd. Negli Stati Uniti, già prima della sentenza della Corte suprema, sull’aborto si può ridere, quasi sempre con molto amaro. Da parte di donne per lo più, ma non solo, molte famose come Jena Friedman o Alison Leiby (gran successo il suo show intitolato “Oh Dio, un'ora sull’aborto”).

 

In Italia, dove il libero accesso all’igv non è in discussione, bisogna accontentarsi dell’avanspettacolo parlamentare del M5s: “Mentre altri paesi inseriscono la tutela del diritto all'interruzione di gravidanza in Costituzione, l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro. Noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni”. Tanto clamore nasce attorno al decreto per il completamento dell’attuazione del Pnrr (oggi il voto) in cui un emendamento della maggioranza permette alle regioni di avvalersi, nei consultori pubblici, “anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Specificando, con chiarezza, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” (detto per non perdere altro tempo con titoli destituiti di fondamento come quello del Manifesto: “Anti abortisti nei consultori coi soldi del Pnrr”).

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Una polemica pavloviana e strumentale, perché è la stessa legge 194 a prevedere, già all’articolo 2, che “i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Del resto la legge 194 del 1978 si intitola “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” e si può persino capire, con una certa fatica, che nell’entusiastico clima che sospinge l’Europa a inserire l’aborto come “diritto fondamentale” nella sua costituzione, qualcuno possa desiderare di modificare il titolo e il contenuto della legge italiana. Ma prima bisogna appunto cambiare la legislazione, e non si può farlo con gli slogan ignoranti dei grillini e quelli a puro ricasco di Elly Schlein, “è in corso un attacco pesante alla libertà delle donne di scegliere sul proprio corpo”. 


 

Per sapere quale sia il ruolo e il funzionamento dei consultori, anche privati, nell’attuazione della legge basterebbe ricordare la storia del Centro di aiuto alla vita Mangiagalli, il primo sorto in Italia, che proprio a seguito della legge ha potuto trovare sede in un ospedale pubblico e che con il lavoro di professionisti regolarmente iscritti agli albi professionali ha aiutato migliaia di donne, e di bambini a nascere, senza mai interferire o impedire l’erogazione degli interventi di interruzione volontaria della gravidanza. Anzi, il Cav Mangiagalli “ha svolto negli anni anche un ruolo vicario dell’Ente pubblico per l’erogazione di misure previdenziali rivolte alla maternità e a sostegno dei nuclei familiari”. Semplice e lineare, non c’è alcuna “trappola nel Pnrr per minare il diritto all’aborto” (la Stampa).

 

La trappola è invece forse quella in cui è caduto il Pd di Elly Schlein, quando seguendo a ruota l’iniziativa del M5s ha parlato di “attacco pesante alla libertà delle donne”, assieme a Silvia Roggiani e Marco Furfaro per i quali “questo governo continua nella sua battaglia contro le donne e contro i loro diritti e lo fa attaccando in primis la legge 194. È vergognoso”. Di vergognoso c’è solo che è falso. La verità è che la segretaria del Pd, solo il giorno prima dell’innesco della polemica, aveva parlato di aborto e 194, ma senza fare alcun cenno all’emendamento. E nessun partito d’opposizione, nei 400 emendamenti presentati in Aula, aveva inserito una richiesta di sopprimere quello sui consultori. O non se n’erano accorti (nemmeno in commissione quando l’emendamento fu votato) o forse non s’era trovato nulla di eversivo. Tutto è nato invece dalle dichiarazioni dei cinque stelle, la cui unica scusante risiede nell’ignoranza della legge e nella consueta tattica da guerriglia parolaia. Ma che un partito come il Pd, e una segretaria che già in Puglia è vittima di stalking politico da parte dei grillini, si metta a rincorrerli anche su una materia priva di sostanza, fa ridere. Però non è una stand-up comedy.

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