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Stare con l'Ucraina "se", ma "ma"

Andrea Mercenaro

Una marea di assenti nel Parlamento italiano quando Zelensky parla. Ma giurano di stare anche loro con gli ucraini. Come dimenticare una simile baraonda?

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Marina Ovsyannikova. Diceva Putin che la guerra non la voleva fare. Biden, che figurarsi lui. Diceva l’informazione: ormai ci siamo. Il giorno dopo: forse. Due giorni dopo: non si fa. Diceva Macron che ci avrebbe pensato lui. Draghi che anche. Dicono gli ucraini che i russi stanno sparando in maniera provocatoria sul Donbas. Dicono, a Mosca, che gli ucraini stanno sparando davvero sul Donbas. Dice una parte dell’Europa che è arrivato il momento, Ucraina o non Ucraina, dell’esercito europeo. Un’altra parte dell’Europa, Ucraina o non Ucraina, che ci vuole prima l’Europa politica. Diceva la Cia: ci siamo sul serio, Putin vuole la guerra. Diceva Lavrov: potremmo esserci, Biden vuole la guerra. Biden la voleva perché l’Europa amica stava rompendo i coglioni. Putin perché l’Europa nemica stava rompendo i coglioni. La stessa Ritanna Armeni, una signora intelligente che almeno conosce gli uomini, non ha sciolto il dilemma. Ora, a guerra in corso, stessi garbugli. 350 assenti nel Parlamento italiano quando Zelensky parla. Ma giurano gli assenti di stare anche con gli ucraini. Starebbero con loro del tutto “se”, ma “ma”. Fucilarli alla schiena sarebbe barbarie, stabilisce la legge. E vorrei pure vedere, aggiungo io. Franca, moglie adorata da 47 anni e santa di per lei, insiste a dirmi che una simile baraonda si dimentica nello stesso modo con un Peroncino o con tre Martini.

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