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La Var ha già rotto. Aboliamola

Jack O'Malley

Arbitri protagonisti, pause da bocciofila e discussioni uguali a prima. Togliete subito la moviola in campo

Londra. Come i bambini davanti all’albero la mattina di Natale, tifosi, giornalisti e passanti si sono eccitati tantissimo per l’introduzione del sistema Var in serie A. E proprio come i bambini non sono in grado di capire subito che il regalo ricevuto è così inutile che non ci giocheranno mai, ma nell’enfasi del momento pensano che sia quello che volevano, leggo commenti entusiastici per l’introduzione di quella che Maurizio Mosca si vergognerebbe di chiamare moviola in campo. E’ tutto un florilegio di “esperimento riuscito” e “buona la prima”, di commentatori soddisfatti, giocatori che non protestano più e pubblico rilassato negli stadi (tranne Sinisa Mihajlovićc, ma non è una sorpresa). E’ andata talmente bene che se fossi in voi la finirei qua.

 

Confesso che ingenuamente avevo pensato che il Var avrebbe tolto il bello dell’incertezza al gioco del calcio, e persino il gusto di litigare durante la settimana per gli episodi dubbi. Niente di più falso: già dopo il primo rigore dato con questo sistema c’erano gli esperti che insinuavano dubbi e davano interpretazioni opposte (per non parlare dei complottisti, i quali sostenevano che il primo episodio sia stato dato contro la Juve ma in una partita che i bianconeri avrebbero comunque vinto, “così adesso nessuno può più dire niente” – amici, in che pub andate? Voglio bere anche io quello che bevete voi).

Il calcio non è il football americano, e anche il sistema più efficace al mondo di moviola porterà inevitabilmente a interpretazioni di parte, che comunque scontenteranno qualcuno e faranno discutere fino alla domenica successiva, con recriminazioni e appelli dei presidenti a trattare meglio le loro società quando si tratta di valutare il replay visto a bordo campo. Non solo, ma il siparietto dell’arbitro che parla al microfono per due minuti con i colleghi che riguardano l’azione, e poi va a rivedersela pure lui sullo schermo generano almeno un paio di conseguenze nefaste: tragiche perdite di tempo, durante le quali la partita assomiglia più a un ritrovo di anziani alla bocciofila che prendono le misure al boccino prima di tirare, bestemmiare, farsi un sorso di grappa e sedersi sulla panchina. Ma la vera tragedia è che il Var non fa altro che ingigantire l’ego già smisurato degli arbitri. Questi inutili figuri che si vestono da fighette per farsi notare, e durante la settimana fanno lavori mediocri, ogni fine settimana cercano di essere al centro dell’attenzione. Con il siparietto del Var lo saranno ancora di più, potendo mettersi pensosi davanti allo schermo, facendo shakespeariane pause di scena mentre uno stadio intero aspetta la loro battuta decisiva. Il tutto continuando a interpretare a piacere loro, fingendo però, con hybris, di dare una certezza definitiva all’unica cosa che rende unico il calcio: la possibilità dell’errore, l’incertezza del momento. Diteci che avete scherzato, e che da domenica prossima si torna a fare come prima. Sareste più credibili.

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