Vittime e sacrari

Maurizio Crippa

Il silenzioso cubo di BBPR per le vittime dei lager al Monumentale e altre polemiche

“Sono felice: non mi avrete”. E’ la celebre chiusa della poesia che Lodovico Barbiano di Belgiojoso compose a Mauthausen, dove era prigioniero assieme al suo amico e socio Gian Luigi Banfi, che nel lager morì il 10 aprile 1945. Il primo verso dice “Ho fame, non mi date da mangiare”, un rovesciamento evangelico. Frasi del Discorso della montagna sono anche sulle lastre di marmo che Belgiojoso progettò, poco tempo dopo, assieme ai suoi soci superstiti, per il Cimitero Monumentale di Milano. Gli altri architetti erano Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers. Insieme a Milano, nel 1932, avevano fondato giovanissimi lo studio di architettura BBPR, che attraverserà la grande storia dell’architettura milanese e mondiale del Novecento nel segno del razionalismo (la Torre Velasca, per dire una delle opere più conosciute).

 

Il Monumento ai caduti dei campi di concentramento nazisti fu realizzato nel 1946, in una settimana, dl gruppo BBPR su commissione dell’Associazione dei reduci dai campi di concentramento. Dedicata a Banfi, e ad altri uccisi amici nei campi nazisti. Tutt’intorno soffiava impetuoso il vento del Neorealismo, e quel monumento fece discutere. A molti non piacque. E’ lì ancora, rifatto più volte e restaurato nel 2011, al centro del piazzale all’inizio del grande parco funebre, oltrepassato il Famedio. Non piacque perché era volutamente astrazione, un’intelaiatura di tubi metallici a comporre un cubo, lastre di marmo asimmetriche attorno, al centro un’urna con la terra dei lager circondata da filo spinato. Niente retorica, perché non c’era retorica in grado di commemorare l’orrore. Anche le lastre che riportano i nomi di 847 vittime furono aggiunte solo anni dopo e, la loro assenza, fu uno dei motivi delle polemiche che circondarono a lungo il monumento.

 

Le polemiche attorno al monumento del gruppo BBPR non ci sono più da tempo. E in ogni caso hanno sempre riguardato la sua chiave simbolica, volutamente silenziosa fin quasi a una reticenza metafisica. Ma a Milano ci sono altri monumenti che rimandano alla Resistenza, al nazifascismo e alla guerra di Liberazione o alla “guerra civile”, come anche si dice, e che conservano una lacerante forza simbolica che ogni anno, al 25 Aprile, riaprono ferite storiche e politiche, rinnovano dispute. Un paio sono proprio lì, al Monumentale. Uno è il monumento “ai martiri della rivoluzione fascista”, voluto da Mussolini e realizzato in stile liberty dall’artista Armando Violi. Qualche anno fa ci si radunarono ex saloini e nuovi neofascisti, a ricodare i sanspolcristi che i fasci fondarono qui, a Milano, nel 1919. Con gran finale e saluti romani davanti alla tomba di Filippo Tomaso Marinetti, che sempre al Monumentale sta. Ne nacquero infinite diatribe.

 

Il sindaco Beppe Sala, che a volte è più realista del re, in questo tipo di cose preferisce costruirsi attorno un cordone sanitario, persino eccessivo. Lo scorso anno, ma era la celebrazione dei defunti, disse che “Pur nel rispetto di tutti i caduti, l’Amministrazione comunale ritiene opportuna una riflessione che porti, a partire dall’anno prossimo, ad un aggiornamento dell’elenco di questi luoghi”. L’elenco dei luoghi è quello cui isindaci di Milano, di ogni colore e Pisapia compreso, da sempre inviano corone di fiori per il 2 Novembre. Il luogo in questione era il Campo X del cimitero Maggiore, Musocco, dove sono sepolti molti caduti della Repubblica sociale. E dove anche quest’anno, martedì prossimo, CasaPound e Lealtà Azione hanno annunciato di voler manifestare per ricordare a loro modo il 25 Aprile. Sala ha detto che non può chiudere il cimitero, qualcuno lo ha chiesto, ma che in ogni caso “Il 25 Aprile è una festa che celebra l’unità degli italiani, bisogna stare assieme”. E questo “non significa che si può sbandare sui valori della Resistenza: chi ha calpestato e disprezzato questi valori non avrà la nostra vicinanza”. Un modo, insomma, per rispondere alle polemiche di questi giorni. E ha ribadito: “Ognuno fa quello che vuole, però il 25 Aprile è un momento in cui bisogna dire no a qualunque forma di apologia di fascismo. Da quando c’è questa amministrazione, il Comune ha smesso di deporre corone di fiori al Campo 10”. Una celebrazione invece si farà al Campo Giuriati, in Città Studi, dove c’è restaurato nel 2015, un altro monumento simbolo della “Città Martire della Resistenza”.E’ il luogo in cui nel 1945 furono fucilati 15 partigiani. le polemiche seguiranno, il Pd cittadino (che a Roma non sfilerà con l’Anpi) a Milano sfilerà con il colore blu dell’Europa, per scongiurare il nuovo fascismo dei populismi europei. Polemiche seguiranno. Il silenzioso cubo di metallo e pietra del gruppo BBPR, sta lì, al Monumentale, come una silenziosa ultima parola.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"