Obama alla porta di Brandeburgo (foto LaPresse)

La visita di Obama in Europa apre un gran dibattito: chi sono i leader dell'apertura?

Claudio Cerasa

Globalizzazione contro isolazionismo è la sfida planetaria che si sta giocando in tutto il mondo. Non farsi contagiare dalla retorica del contagio.

Dopo la clamorosa vittoria in America di Donald Trump potrebbe essere complicato trovare un particolare senso politico all’ultimo viaggio da presidente di Barack Obama e qualsiasi ragionamento rischia di essere viziato da un sentimento di nostalgia preventiva. Eppure, il viaggio in Europa di Obama un senso, forse persino culturale, ce l’ha e va al di là dei lacrimoni che potrebbero essere versati dai leader europei che in modo più o meno esplicito avevano auspicato l’affermazione in America di Hillary Clinton. Il messaggio che Obama porta nel nostro continente può sembrare paradossale ma è carico di significati e si lega bene alla parola scelta dal presidente uscente per dare un senso al suo passaggio in Europa: la globalizzazione è la sfida planetaria che si sta giocando in tutto il mondo tra il partito della chiusura e il partito dell’apertura.

 

 

Anche in Europa, come negli Stati Uniti, lo schema che abbiamo descritto la scorsa settimana – e che riproduciamo all’interno di questo articolo con un disegno che più semplice e artigianale non si può – è il vero centro della nuova politica: non è vero che non esistono più la destra e la sinistra, è vero che esistono due grandi partiti (apertura e chiusura) all’interno dei quali si scontrano una sinistra e una destra – per ogni partito, insomma, c’è una corrente di destra e una di sinistra che si sfidano tra di loro e che di volta in volta si contendono un pezzo di paese. Fissare questo schema nelle nostre teste può essere importante per capire un passaggio fondamentale che riguarda il futuro del continente, dove nel giro di un anno si andrà a votare in cinque grandi paesi (Italia, Austria, Olanda, Germania, Francia) in cui le forze della chiusura potrebbero rappresentare una minaccia concreta per le forze dell’apertura. Da questo punto di vista, il viaggio di Obama può dunque essere interpretato come il tentativo di incoraggiare direttamente o indirettamente il percorso di quei leader europei che fanno parte del partito dell’apertura e non è un caso che in Europa i sostenitori del partito della globalizzazione siano trasversali come trasversali sono i sostenitori del partito della chiusura.

In questo schema, ovviamente, rientrano non solo Angela Merkel, Matteo Renzi, Mariano Rajoy e François Hollande ma anche tutti coloro che nei grandi paesi europei hanno scelto di rappresentare esplicitamente un argine alle forze della chiusura. Il dato forse più interessante è quello della campagna francese dove da una parte e dall’altra della barricata politica stanno emergendo candidature che si collocano espressamente e palesemente all’interno del partito dell’apertura.

E’ il caso di Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia del governo socialista guidato da Valls ora candidato alle presidenziali (non sarà facile). Ma è soprattutto il caso di Alain Juppé, sindaco di Bordeaux, fondatore dell’Ump, uomo di centrodestra ma che verrà votato alle primarie dei Républicains anche da elettori del centrosinistra – copertina dell’Obs di un mese fa –, che ha scelto di presentarsi alle primarie con una piattaforma anti statalista e ultra liberale (il numero notevole di candidati vicini al partito dell’apertura nel centrodestra francese ha portato un mese fa il settimanale Le Point a dedicare una copertina al volto simbolo della campagna elettorale francese: “Thatcher, le meilleur programme pour 2017”).

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.