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Ecco come sono fatti i Cir, l'asso nella manica di Salvini che vuole fermare l'altalena dello spread

Mariarosaria Marchesano

Anatomia del prodotto di finanza sovranista ideato da Armando Siri. Ma per essere recepito nella legge di Stabilità deve passare al vaglio di Tria ed essere compatibile con le norme Ue sui prodotti finanziari

 

Se passassero nella legge di Stabilità, i Cir, i Conti individuali di risparmio che la Lega si accinge a proporre per trasferire agli italiani una buona parte del debito pubblico, potrebbero entrare in vigore già a partire dal 2019. Lo sponsor politico del disegno di legge governativo è Armando Siri, consigliere economico di Matteo Salvini e padre della flat tax, che, accennando all'arrivo della misura durante un dibattito a La 7 del 5 settembre, aveva detto: “Se l'Italia è un paese che ha oltre 5 mila miliardi di risparmi privati non ha bisogno di dare all'esterno i suoi titoli di stato. Oggi 780 miliardi di titoli sono nelle mani di operatori speculativi che hanno la possibilità di fare salire e scendere lo spread. Noi vogliamo ridurre i margini di manovra di questi operatori e riportare in Italia l'investimento sul debito pubblico”. La dichiarazione era scivolata lì e forse nessuno pensava che Siri aveva già in tasca la bozza di ddl, come invece rivelato dal Foglio di oggi 7 settembre. Insomma, la tabella di marcia per far introdurre la misura è già molto avanti e la Lega punta farla passare nel documento di programmazione economica. Ma per essere recepito, il ddl deve passare attraverso la verifica con il capo del Mef, Giovanni Tria, (proprio oggi è volato a Vienna per la riunione dell'Eurogruppo dove ha incontrato il consigliere per gli affari economici Pierre Moscovici) in modo da valutarne l'impatto sui conti pubblici e la compatibilità con le norme Ue sui prodotti finanziari.

    

Ma che cosa prevedono esattamente i Cir? Nella relazione allegata alla bozza di ddl in circolazione è scritto: “La presente proposta di legge ha una duplice finalità: l'apertura del mercato dei titoli di Stato e similari a maggiori investimenti domestici e l'introduzione nell'economia reale nazionale di capitale che possa aumentare gli scambi di beni e servizi, accrescendo così il Pil, il connesso gettito fiscale e il benessere dei cittadini”. E ancora: “Quest'opera di bilanciamento tra obiettivi di politica economica ed esigenze di tutela del risparmiatore viene realizzata attraverso la creazione del conto individuale di risparmio (Cir), un innovativo strumento di investimento in titoli di Stato e in titoli similari, a disposizione di qualunque persona fisica residente in Italia.....Stante la loro finalità di favorire maggiori investimenti domestici, i Cir sono utilizzati allo scopo di investire in titoli individuati dal ministero dell'Economia e delle Finanze purché emessi a partire dal primo gennaio 2019”.

   

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, i Cir si presentano come una nuova tipologia di prodotto finanziario che sarà distribuita da intermediari specializzati (italiani o con struttura stabile in Italia) ai privati cittadini che ne facessero richiesta. I destinatari sono persone fisiche residenti in Italia e ogni soggetto può investire fino a 30 mila euro all'anno per un massimo di 900 mila euro. Quattro sono le categorie di prodotto previste – Cir ordinario; Junior Cir; Cir lavoro dipendente; Cir Tfr – a ciascuna delle quali sono attribuite specifiche peculiarità soprattutto per l'individuazione dei soggetti destinatari e per le dimensioni dei vantaggi fiscali connessi.

   

Regime fiscale. I Cir, come del resto i Pir, Piani individuali di risparmio, introdotti dal governo Renzi, fanno leva su un beneficio fiscale che ne rende appetibile il rendimento e che è vincolato alla scadenza del titolo. I rendimenti, infatti, non sarebbero tassati e il credito d'imposta annuo previsto è pari al 3,5 per cento (0,5 per cento per le somme vincolate all'acquisto di titoli per 12 mesi). Sarebbe, inoltre, inapplicabile l'imposta di donazione e successione a condizione che le somme restino vincolate almeno per 18 mesi. Nel caso in cui i titoli venissero ceduti, si perderebbe ogni beneficio fiscale. Per finire, i Cir sono impignorabili e non sottoponibili a sequestro: Per contro, è vietata la vendita allo scoperto dei titoli.

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