Il mistero del killer di Tolosa: chi era davvero Mohammed Merah?

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A meno di tre mesi dalle stragi di Tolosa compiute da Mohammed Merah in cui morirono tre paracadutisti, un rabbino e tre bambini che frequentavano una scuola ebraica, il libro “The Merah Case: the Investigation”, in uscita il prossimo 14 giugno, tenta di far luce sulla vita precedente del killer. Cosa faceva Merah prima di quei giorni di marzo? Cosa sapevano realmente di lui le autorità francesi?

    A meno di tre mesi dalle stragi di Tolosa compiute da Mohammed Merah in cui morirono tre paracadutisti, un rabbino e tre bambini che frequentavano una scuola ebraica, il libro “The Merah Case: the Investigation”, in uscita il prossimo 14 giugno, tenta di far luce sulla vita precedente del killer. Cosa faceva Merah prima di quei giorni di marzo? Cosa sapevano realmente di lui le autorità francesi? Era veramente il “lupo solitario difficilmente individuabile” di cui parlò il governo di Parigi nelle ore immediatamente successive alla strage nell’istituto scolastico Ozar Hatora? I giornalisti Eric Pelletier e Jean-Marie Pontaut hanno ricostruito i movimenti di Merah negli ultimi anni, trovando riscontri sul fatto che fosse già noto ai servizi segreti occidentali. Il giovane francese di origine algerina, pur vivendo con il sussidio di povertà, poteva permettersi di viaggiare in Israele, Afghanistan e Pakistan. Proprio qui, secondo gli autori del libro, Merah sarebbe entrato in contatto con gruppi terroristi vicini ad al Qaida.

    In particolare, nel settembre 2011 il futuro stragista si sarebbe trovato a Miranshah, capitale della roccaforte talebana del Waziristan del nord. Agenti dei servizi segreti occidentali lo sapevano, eppure non avrebbero trasmesso le informazioni alla Direction centrale du renseigement intérieur (Dcri), la direzione che si occupa della sorveglianza dei terroristi dentro lo stato. Solo “qualche giorno dopo” l’attacco alla scuola ebraica, i vertici dell’intelligence di Parigi (compreso il capo, Bernard Squarcini) sarebbero stati avvertiti dei movimenti di Merah nella zona tribale al confine tra Afghanistan e Pakistan. Ricostruzioni che smentirebbero (se confermate) le dichiarazioni dell’ex direttore della Direction de la Surveillance du Territoire (agenzia sostituita poi dalla Dcri), Yves Bonnet, secondo il quale il killer di Tolosa era in contatto con i servizi segreti francesi e che addirittura ci fosse anche un agente incaricato di gestire i rapporti con il franco-algerino, come scrisse il Foglio in un articolo poi ripreso dal Courrier Internationale.

    Un giallo in cui vuole vederci chiaro il nuovo ministro dell’Interno, Manuel Valls. In un’intervista concessa al Parisien, Valls ha rivelato di aver chiesto un dettagliato rapporto alla Dcri su “ciò che non ha funzionato” in riferimento al caso Merah. Si vuole capire se il franco-algerino fosse realmente un agente al servizio di entrambe le parti. “O lo stato non sapeva nulla della vita di Merah o non è stato in grado di proteggere il popolo”, ha aggiunto il ministro dell’Interno. Qualcosa in più potrà chiarirlo il fratello dell’attentatore, Abdelkader Merah, da tempo noto alle forze di sicurezza per essere un islamico radicale e ora accusato di complicità nei delitti compiuti dal più giovane Mohammed. L’obiettivo è capire quanto estesa e sotterranea sia la rete jihadista francese, elemento che potrà anche spiegare i 143 atti di intimadizione (di cui ha dato notizia il Monde) subiti dalla comunità ebraica di Tolosa dopo l’uccisione di Merah.