Il “civismo” è una cretinata, dice Cacciari. Servono partiti forti e nazionali, o sarà un disastro

Maurizio Crippa

Il gran momento delle liste civiche di ogni foggia e colore come risposta e alternativa alla crisi della politica? “Ma non scherziamo. Il rischio è il gran calderone. Peggio ancora, il rischio è che con questo movimento centrifugo in atto, che spinge verso la nascita disordinata di liste civiche e di localismi, il sistema politico si accartocci definitivamente su se stesso, aumentando il tasso di populismo e di improvvisazione, persino di dilettantismo.

    Il gran momento delle liste civiche di ogni foggia e colore come risposta e alternativa alla crisi della politica? “Ma non scherziamo. Il rischio è il gran calderone. Peggio ancora, il rischio è che con questo movimento centrifugo in atto, che spinge verso la nascita disordinata di liste civiche e di localismi, il sistema politico si accartocci definitivamente su se stesso, aumentando il tasso di populismo e di improvvisazione, persino di dilettantismo. Esattamente il contrario di ciò che serve per governare”. Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, animatore anche recente di iniziative politiche che nascono dal territorio e dalla società civile (l’ultima è stata Verso Nord, da cui si è però presto chiamato fuori), da vent’anni predica ai partiti, spesso al vento, la necessità di riformare la loro struttura ponendo l’attenzione al livello locale e alla capacità di radicarsi nel territorio.

    Eppure, l’improvvisa esplosione del “civismo” e del movimentismo alla Beppe Grillo come risposta alla crisi politica non lo convince affatto. “Il ‘civismo’ è una cretinata. Come il localismo. La dimensione del governo è la dimensione di una grande forza politica nazionale. Partiti nazionali, strutturati. Che abbiano competenza, e persino professionalità politica. Poi, a mio avviso, questi partiti devono avere un’articolazione federale, e la capacità di essere in relazione con il territorio, con la società civile. Ma la prospettiva è e rimane nazionale. Non locale, non improvvisata. Del resto basta guardare gli altri grandi paesi: Gran Bretagna, Francia, Spagna: da chi sono governati? Da liste civiche? Da partiti dei sindaci? Questo significherebbe soltanto che il sistema si accartoccia su se stesso, col risultato che poi le decisioni importanti verrebbero definitivamente prese altrove”.
    C’è chi osserva però che l’attuale situazione di fuga degli elettori dai partiti attualmente in Parlamento è simile a quella del 1992-94: la società civile e in generale l’elettorato sono sempre più insofferenti della classe politica, e oggi come allora nascono nuove aggregazioni pronte a spolpare le carcasse delle varie balene, soprattutto quelle dei partiti maggiori. “La situazione non è del tutto analoga”, replica cacciari: “Allora, a sostituire i vecchi partiti, c’erano il Pds e Berlusconi, e anche, a suo modo, la Lega: comunque li si giudichi, erano grandi aggregatori e catalizzatori di consenso in un’ottica di governo politico nazionale: oggi chi esprime una prospettiva di questo tipo? Il paradosso è che purtroppo si alza solo il livello del populismo”.

    Dunque non un segno di cambiamento, di rinnovamento? “Purtoppo, la verità è che queste liste, come il movimento di Grillo, non sono un cambiamento. Sono la prosecuzione di una tragica deriva populista che dura da vent’anni, e che ha prodotto quel che ha prodotto. Di tutto questo, del resto, sappiamo anche di chi è la maggiore colpa, cioè dei modi e delle parole d’ordine di Berlusconi e della Lega”. Per il momento, però, sono nate liste civiche che guardano soprattutto a sinistra. “Sì, ma la cosa riguarda tutti. Se non si ferma questa tendenza, con le liste di Grillo, la lista Saviano, i sindaci, credo che anche nella destra finirà per generarsi lo stesso fenomeno, con la nascita di almeno tre quattro o liste civiche. E’ lì che c’è il problema più grave di consenso. E poi c’è la Lega, che subirà la stessa dinamica: a Verona si sono salvati solo inventando una lista civica di Tosi”.
    Ma questo, per Cacciari è un vicolo cieco: “Il centro moderato, la destra e anche la sinistra devono decidere al più presto di ridiventare forze politiche responsabili, che assumono la dimensione di un governo e un indirizzo nazionale. Se invece i partiti vogliono scegliere di inseguire la piazza, cedendo alle liste civiche, si suicideranno”. Il risultato finale, aggiunge Cacciari, sarà poi quello di un’Italia sempre più etero-governata, dall’Europa o dalla Bce: “Guardiamo cosa sta avvenendo in Grecia, con la frantumazione politica in atto”.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"