Al “Vaticano dell'islam” arriva un elegante imam della Sorbona

Giulio Meotti

In un momento difficile per la dinastia Mubarak e con i Fratelli musulmani che acquistano sempre maggiore spazio politico, la successione alla guida della moschea-università al Azhar è decisiva per le sorti dell'Egitto e dell'islam sunnita. L'elezione ha un'importanza cruciale negli equilibri interni al Cairo, perché l'imam è consulente del governo sulla religione e fin dagli anni Cinquanta è di nomina governativa. Le sue fatwe hanno eco in tutto il mondo. Al posto del defunto e venerato Mohamed Sayyed Tantawi, il presidente egiziano Hosni Mubarak ha nominato suo successore alla guida della più prestigiosa istituzione teologica dell'islam sunnita il rettore in carica, Mohamed Ahmed al Tayyeb.

    In un momento difficile per la dinastia Mubarak e con i Fratelli musulmani che acquistano sempre maggiore spazio politico, la successione alla guida della moschea-università al Azhar è decisiva per le sorti dell'Egitto e dell'islam sunnita. L'elezione ha un'importanza cruciale negli equilibri interni al Cairo, perché l'imam è consulente del governo sulla religione e fin dagli anni Cinquanta è di nomina governativa. Le sue fatwe hanno eco in tutto il mondo. Al posto del defunto e venerato Mohamed Sayyed Tantawi, il presidente egiziano Hosni Mubarak ha nominato suo successore alla guida della più prestigiosa istituzione teologica dell'islam sunnita il rettore in carica, Mohamed Ahmed al Tayyeb.
    Francofono formatosi alla Sorbona di Parigi, il nuovo capo di al Azhar non indossa i tradizionali abiti egiziani, ma eleganti completi scuri. Al Azhar è una sorta di “Vaticano dell'islam sunnita”. “La radiosa”, come si dice in arabo, non è una scuola coranica qualsiasi, ma la moschea che già nel 988 ospitava dei corsi e per questo presenta se stessa come “l'università più antica del mondo”.

    Migliaia di studenti da tutto il mondo arrivano qui per studiare, e i servizi segreti di mezzo mondo la tengono d'occhio perché dalle sue aule sono usciti anche molti capi del terrorismo internazionale. Persino il numero due di al Qaida, Ayman al Zawahiri, vanta in famiglia uno zio che è stato grande imam di al Azhar. Poliglotta con una visione globale del suo ruolo di guida dell'islam sunnita, dottore di dottrina islamica, preside di facoltà ad Assuan e in Pakistan, il filo-governativo Tayyeb è già stato gran Muftì d'Egitto, la carica governativa che garantisce l'applicazione delle norme giuridiche compatibilmente con la sharia islamica e che ratifica le condanne a morte. Tayyeb ha fama di essere “moderato”. Ma il suo passato è pieno di glorificazioni del terrorismo suicida contro Israele.

    Il 4 aprile 2002 lo sheikh Tayyeb, che all'epoca era il Mufti d'Egitto, proclamò: “La soluzione al terrore israeliano risiede nella proliferazione degli attacchi suicidi che diffondono terrore nel cuore dei nemici di Allah. I paesi, governanti e sovrani islamici devono sostenere questi attacchi di martirio”. Alla domanda se “gli attacchi suicidi contro i civili sono la sola forma di resistenza legittima”, Tayyeb rispose con un laconico e terrificante: “Sì”. Nel 2004 Tayyeb fu duramente attaccato in un rapporto del Congresso americano proprio per la sua giustificazione degli attentati suicidi. Un anno prima, infatti, Tayyeb aveva ancora spiegato che “le operazioni di martirio in cui i palestinesi si fanno esplodere sono permesse al cento per cento secondo la legge islamica”.

    Nei giorni scorsi Tayyeb ha rifiutato l'offerta di recarsi in visita a Gerusalemme: “Sconsiglio vivamente ai musulmani di visitare Israele”. Inoltre il successore di Tantawi ha aggiunto che “rifiuterà di ricevere qualsiasi governante israeliano sia in Egitto che all'estero. Per mia natura non intendo incontrare funzionari israeliani che siano politici o religiosi”. Commentando la decisione del suo predecessore Tantawi, che fu più volte criticato per aver stretto la mano al presidente israeliano Shimon Peres durante una conferenza presso la sede dell'Onu di New York, Tayyeb ha aggiunto che “a ogni congresso o seminario al quale parteciperò mi informerò prima della possibile presenza di israeliani e se ci fossero eviterò di andarci. Ho sempre avuto questa posizione e non la cambierò ora che ho la responsabilità di guidare al Azhar”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.