Stefania Sandrelli in "La Bella di Lodi", film di Mario Missiroli tratto dal romanzo di Arbasino (frame)

Su e giù per la BreBeMi, l'autostrada delle élite lombarde

Michele Masneri

L’affluente triangolo padano non ne può fare a meno e la sceglie per proprie gite, accelerate, ascese. C’è anche la tessera fedeltà

Meriterebbe il Koolhaas di Junkspace o il Lévi-Strauss dei Tristi tropici o il Verdone di Bianco rosso e verdone la Brebemi, l’autostrada business class lombarda. Forse non ce ne sono altre nel mondo, di autostrade così. La A35, detta anche BreBeMi, con simpatico acronimo di Brescia-Bergamo-Milano, ha realizzato la divisione di classe automobilistica. Lunga solo 62 chilometri, costata 1,8 miliardi di euro, fatta “dai privati per i privati”, tutta in project financing senza finanziamenti statali, tranne un aiutino Cdp e banca europea degli investimenti, porta lo status symbol nel trasporto su gomma.

 

Ed è dunque divisiva: se si chiedesse all’automobilista medio, magari ambientalista, la BreBeMi onomatopeica che già risuona in bocca come un rombo di motore assurgerebbe a sinonimo di opera inutile, poco frequentata, ma c’è invece una ricca fetta di popolazione soprattutto nell’affluente triangolo padano che non ne può fare a meno. Nella città stato che è diventata Milano, con le derivazioni orientali di Brescia e Bergamo, i cumenda che vogliono andare a cena da Cracco o sulla Torre Prada e tornare in serata, anche in assenza di frecciarosse notturne (i treni normali su quelle tratte sono ormai frequentati solo da “giargianesi” o “giargiana” o “giargia”, che nello slang padano poco inclusivo significa chi è straniero, non autoctono, magari di pelle diversa), si gettano infatti immancabilmente sul tragitto autostradale finalmente liberi di scaricare i cavalli. Costa di più della “povera” consorella, la parallela A4, detta “la Serenissima”, gloriosa antica autostrada, la più trafficata d’Europa, trafficata oltretutto di commoners, di fiat Tipo, mentre sulla BreBeMi impossibile visualizzare meno di una Bmw o Volvo. “Brebemi è un’autostrada di nuova concezione con tracciato dritto, manto perfetto, corsie più larghe (anche quella di emergenza)”, scrive il Corriere della Sera di Brescia, entusiasta, “e chicche come i sistemi anti-nebbia che permettono di guidare in sicurezza anche in condizioni avverse”.

 

Oltre le chicche, il prezzo, che fa la selezione all’ingresso. Anche il doppio della Serenissima. “Se non ci si aiuta tra noi spider”, si diceva tra utenti chicnella “Bella di lodi”, romanzo autostradale di Alberto Arbasino, e qui i rombanti sono attratti soprattutto dall’altro non detto, la leggenda nera della BreBeMi, è che non vi siano controlli autovelox. “L'unico senso che ha la Brebemi è quello di poterci correre, se ci mettono i tutor possono togliere i caselli che gli costano di più i casellanti”, riflette un utente Ragarok sul forum online “it.discussioni.auto”. Gli risponde un Cleber : “già costa un botto, se è veloce ok altrimenti che se la tengano”.

 

La BreBeMi, assonanza con brivido ma anche con l’altra eccellenza Brembo, freni per Ferrari, stabilimento che corre vicino a questa autostrada iconica, effettivamente ha prezzi superiori rispetto alla proletaria A4, dicono, ma vuoi mettere. “Cara? No, sicura”, dice una pubblicità, che offre sconti del 20 per cento per i frequent flyer che la usano spesso. Se scarichi la pratica App35, entri poi a far parte di un sistema tipo Millemiglia Alitalia, “Brebemi che premi”. Poi prendi pure l’aereo: siccome Brescia ha il problema degli aeroporti (quello di Bergamo è appunto di Bergamo, quello di Montichiari-Brescia è feudo dei veronesi), la leonessa d’Italia ha fatto il bypass coronarico e arriva direttamente al cuore della macroregione, Linate, che diventa “City Airport di Brescia”: 50 minuti (a velocità legale). “Se la Serenissima è la Grande Madre, la BreBeMi è una figlia negletta, in lite con la matriarca per accaparrarsi qualche automobile e camion”, scrive Emanuele Galesi nell’ormai classico Atlante dei Classici Padani. Ricadute positive sul territorio, più negozi, più valori immobiliari, dice uno studio recente. Sulla A35, detta anche “il Seppiolone”, il traffico è basso, circa ventimila mezzi al giorno, ma cresce, più 20 per cento, e comunque è importante psicologicamente, è la via di sfogo degli animal spirits lombardi, che finalmente possono sfogare la cilindrata per cui pagano fior di bolli. È anche ecologica: presto sarà la prima autostrada d’Italia a essere elettrificata con tragitti di camion in fila. E avrà le stazioni di ricarica della Tesla: perché i cumenda pensano anche al pianeta, mica solo al fatturato.

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