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Nelle case dei Big Brother in cui si parla di tutto tranne di ciò di cui tutti parlano

Micol Flammini

Lo show in Germania, in Canada e in Brasile senza il coronavirus

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Dove eravamo tutti il 6 febbraio? Chi per strada, chi al lavoro, chi in vacanza. Si potevano prendere gli aerei e anche i treni per qualsiasi motivo, o anche senza motivo. Passeggiavamo, andavamo in motorino in due, la mascherina sembrava un orpello da dentisti oppure da turisti asiatici. Abbracciavamo nonni, genitori, vicini di casa, coinquilini e quando dovevamo usare una maniglia per aprire una porta o pigiare un pulsante per entrare in ascensore non ricorrevamo a strane contorsioni per evitare che le mani – le nostre mani fatte proprio per aprire, sfiorare e pigiare – toccassero superfici troppo toccate da altri. Il 6 febbraio il mondo era così e per quattordici persone, sette donne e sette uomini, che quel giorno sono entrate in una casa a Colonia e sono ancora lì dentro, continua a essere così. Quando i quattordici concorrenti del Grande Fratello tedesco sono entrati nella casa di tutte le case, il virus era fermo in Cina, a Wuhan. In questo mese è accaduto di tutto, l’Italia è andata in lockdown, poi la Spagna, poi la Francia, e anche la Germania pensa a come proteggersi. Ma i quattordici inquilini non sanno nulla, come marziani vivono ancora nel mondo come lo conoscevamo prima. Quando i media tedeschi se ne sono accorti, in un momento di distrazione qualcuno deve aver pensato anche alla casa del Grande Fratello a Colonia, hanno subito contattato i produttori dello show televisivo che hanno risposto che, secondo le regole, non c’è motivo di aggiornare i concorrenti su cosa accade all’esterno. Il programma ha la sue leggi e gli abitanti della casa vengono informati, da regolamento, soltanto in circostanze particolari, come gravi problemi famigliari. 

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Dove eravamo tutti il 6 febbraio? Chi per strada, chi al lavoro, chi in vacanza. Si potevano prendere gli aerei e anche i treni per qualsiasi motivo, o anche senza motivo. Passeggiavamo, andavamo in motorino in due, la mascherina sembrava un orpello da dentisti oppure da turisti asiatici. Abbracciavamo nonni, genitori, vicini di casa, coinquilini e quando dovevamo usare una maniglia per aprire una porta o pigiare un pulsante per entrare in ascensore non ricorrevamo a strane contorsioni per evitare che le mani – le nostre mani fatte proprio per aprire, sfiorare e pigiare – toccassero superfici troppo toccate da altri. Il 6 febbraio il mondo era così e per quattordici persone, sette donne e sette uomini, che quel giorno sono entrate in una casa a Colonia e sono ancora lì dentro, continua a essere così. Quando i quattordici concorrenti del Grande Fratello tedesco sono entrati nella casa di tutte le case, il virus era fermo in Cina, a Wuhan. In questo mese è accaduto di tutto, l’Italia è andata in lockdown, poi la Spagna, poi la Francia, e anche la Germania pensa a come proteggersi. Ma i quattordici inquilini non sanno nulla, come marziani vivono ancora nel mondo come lo conoscevamo prima. Quando i media tedeschi se ne sono accorti, in un momento di distrazione qualcuno deve aver pensato anche alla casa del Grande Fratello a Colonia, hanno subito contattato i produttori dello show televisivo che hanno risposto che, secondo le regole, non c’è motivo di aggiornare i concorrenti su cosa accade all’esterno. Il programma ha la sue leggi e gli abitanti della casa vengono informati, da regolamento, soltanto in circostanze particolari, come gravi problemi famigliari. 

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Nella storia dei Big Brother c’è un precedente importante. Nel 2001 i produttori dello show in America informarono i concorrenti dell’11 settembre soltanto quando si seppe che il parente di uno dei ragazzi nella casa era stato ucciso durante l’attacco alle Torri gemelle. Così in Germania, dove l’appartamento di Colonia si sta trasformando in un universo parallelo, forse il migliore dei mondi possibili in cui rifugiarsi, se si vuole, per un attimo, per far finta che non sia ancora successo nulla. Forse per una questione di moralità o forse anche per un pizzico di invidia, ai tedeschi questa beata incoscienza dei concorrenti non è piaciuta affatto. Hanno protestato, i social si sono riempiti di post contro i produttori e mentre i concorrenti si dedicavano alla loro routine da reclusi, un po’ come tutti noi, è stata presa una decisione: anche loro sapranno del coronavirus. Nei giorni scorsi la produzione aveva rassicurato gli spettatori dicendo che la casa veniva igienizzata regolarmente e che gli standard sanitari erano molto alti, ma in questo momento è forse la casa di Colonia, abitata da persone in quarantena da più di un mese, il posto in cui il contagio è meno possibile.

 

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Hanno vinto i telespettatori, i difensori del buonsenso e anche gli appassionati dello spettacolo che volevano vedere l’annuncio in diretta e sono stati accontentati: ieri sera l’incantesimo si è rotto, anche la casa di Colonia è diventata come tutte le case e la reclusione dei concorrenti molto più simile alle nostre. Ora che anche i quattordici sanno e l’annuncio è stato dato in diretta, anche in quella casa, in quarantena per definizione e tradizione, non si parla d’altro, tanto più che ieri anche Friedrich Merz, agguerritissimo candidato alla guida della Cdu è risultato positivo.

 

Anche il Canada e il Brasile hanno il loro Grande Fratello in questo periodo, le loro case da guardare e i loro concorrenti in isolamento ignari di tutto, al contrario dell’Italia che inveca ha già informato i suoi inquilini vip. In Canada i concorrenti non sanno neppure che la moglie del premier Justin Trudeau è positiva al coronavirus e che il premier è in isolamento, e intanto gli spettatori fuori si dividono tra chi crede che debbano sapere e chi preferisce che non sappiano mai; lasciare almeno un angolo della terra senza virus è una tentazione di molti. La situazione è la stessa in Brasile. In Canada però i concorrenti hanno iniziato a farsi qualche domanda. Come riporta il Guardian, gli inquilini della casa iniziano a chiedersi dove sia finito il pubblico. “It’s so strange!”, borbottano tutti seduti attorno al tavolo mentre parlano di tutto, tranne di ciò di cui tutti parlano.

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