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Il signore della Valley

Perché Peter Thiel lascia Meta per la politica (tendenza Trump)

Pietro Minto

L'imprenditore tedesco, considerato uno dei più potenti della Silicon Valley, saluta Zuckerberg per sostenere l'ex presidente americano alle elezioni di metà mandato in programma a novembre

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Nonostante gli scandali e i timori dei più, la Silicon Valley ispira ancora un immaginario di un certo tipo: ricco, moderno, sfrenato, il ponte per il futuro, il luogo in cui le startup diventano imperi e i loro dipendenti girano in monopattino come fossero in vacanza. Una fotografia un po’ sgualcita dalle cronache degli ultimi anni, certo, ma il soft power di questa parte di California rimane. E non è nemmeno così soft, a dire il vero.

Ogni quadretto idilliaco nasconde però un lato oscuro, spesso incarnato da una personalità di spicco, un Voldemort locale. Nel caso della Valley il villain più quotato è Peter Thiel, nome molto meno noto al pubblico globale delle altre icone della zona, ma altrettanto potente. E influente. Si è tornati a parlare di Thiel, l’eminenza grigia del settore tecnologico, perché il cinquantaquattrenne d’origine tedesca ha lasciato lunedì scorso il cda di Meta (il gruppo che include Facebook, Instagram e Whatsapp) per darsi alla politica a tempo pieno. Più precisamente, per aiutare i trumpiani alle elezioni di metà mandato a novembre.

La storia imprenditoriale “dell’uomo più potente della Silicon Valley”, come l’ha definito il suo biografo Max Chafkin, secondo il quale dovremmo “temerlo”, coincide con quella di un altro personaggio da film, Elon Musk. Il primo fu cofondatore di PayPal, azienda che nel 1998 aprì la strada ai pagamenti nel web, che a sua volta si fuse, due anni dopo, con X.com, startup ideata da Musk. Nel 2002 i due vendettero la creatura a eBay per un miliardo e mezzo di dollari: appena trentenni erano già miliardari, ma avevano appena cominciato. Nel corso degli anni il nucleo originale di fondatori, programmatori, investitori e personale vario di PayPal è finito per disperdersi fondando o collaborando a innumerevoli aziende che hanno scritto la storia recente: YouTube, Tesla, LinkedIn. Non tutte le aziende sono famose come queste citate: le startup su cui ha puntato Thiel rimangono nell’oscurità, preferendo un profilo basso. E’ il caso di Palantir Technologies: fondata nel 2003 e attiva nel campo dei big data, collabora con l’esercito statunitense e la polizia di Los Angeles nell’analisi di dati personali. Un lavoro che, secondo alcuni, somiglia molto alla profilazione. Una distopia, forse. O, per Thiel, un’ottima occasione di aggiudicarsi una fetta dei giganteschi budget per l’esercito e la sicurezza nazionale.

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Veniamo quindi al legame tra Thiel e la politica. Tra i primi finanziatori di Donald Trump, dopo la sua vittoria fu parte del team di transizione trumpiano, organizzando lo storico meeting del dicembre 2016, quando i principali boss digitali si riunirono alla Casa Bianca per parlare di tecnologia. Thiel sa che Washington è solo la stazione d’arrivo di un percorso culturale prima ancora che politico. Per questo investe sulla formazione di una nuova leva di politici, pensatori e imprenditori, a patto che non si iscrivano al college, considerato una perdita di tempo, perlopiù colma di cultura sinistroide. Al posto di Yale o Harvard, quindi, i membri della “Thiel Fellowship” (la compagnia di Thiel: lui è un grande fan del Signore degli Anelli) questi giovani prescelti ricevono centomila dollari per “costruire cose nuove invece di stare seduti in classe”.

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Mentre succedeva tutto questo, dal 2005 a questa settimana, Thiel è rimasto nel cda di Facebook, accompagnandone l’ascesa da social per studenti di una manciata di campus universitari a principale piattaforma globale. Una presenza da tempo scomoda per il social network, dove dilagano le teorie del complotto trumpiane e di QAnon. E se Zuckerberg saluta Thiel chiamandolo “pensatore libero”, quest’ultimo è già pronto a rimettersi i panni del signore oscuro della Silicon Valley – e, a dirla tutta, di una buona parte di Stati Uniti. La campagna elettorale di metà mandato è ufficialmente iniziata.
 

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