PUBBLICITÁ

Informatica e filosofia

La sfida dell’etica dell’Intelligenza artificiale riguarda i nostri valori

Pasquale Annicchino

Parla il filosofo John Tasioulas, dell’Universita’ di Oxford, che la scorsa settimana ha ufficialmente lanciato le attività nel nuovo centro dedicato alla tecnologia e alle sue implicazioni: "creare una discussione pubblica davvero democratica"

PUBBLICITÁ

 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


 

PUBBLICITÁ

Siamo spesso circondati da esempi palesi di deficienza naturale, forse proprio per questo motivo ci risulta difficile immaginare le prossime rivoluzioni dell’intelligenza artificiale. Ogni giorno rapporti dettagliati di centri di ricerca e istituzioni internazionali indicano il trend in costante ascesa relativo all’impatto di queste tecnologie nelle nostre vite. Anche la presidenza italiana del G20 vorrebbe dare nuovo stimolo al dibattito globale sull’intelligenza artificiale e contribuire all’aggiornamento dei princìpi del G20 di Osaka in materia. Del resto, il nostro paese si è dotato di una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale che il Mise ha reso pubblica lo scorso anno. Come in molti altri settori della ricerca, l’Italia non brilla per capacità di lungimiranza e investimenti e così bisogna guardare altrove per osservare la frontiera della ricerca.

 

Ne ha offerto un esempio l’Università di Oxford che, la scorsa settimana, ha ufficialmente lanciato le attività nel nuovo centro di ricerca sull’etica dell’intelligenza artificiale. A dirigerlo è stato chiamato John Tasioulas di ritorno dal King’s College di Londra. In una chiacchierata via Zoom con il Foglio, Tasioulas mostra entusiasmo per la nuova sfida “che solo a Oxford sarebbe stata possibile”. La tradizione di studi filosofici dell’ateneo prevede infatti che lo studio della Filosofia sia sempre abbinato a quello di altre discipline. “Prima si studiavano filosofia e matematica o filosofia e biologia, oggi i nostri studenti potranno studiare filosofia e informatica”. Secondo Tasioulas, la sfida dell’etica dell’intelligenza artificiale è quella sui “valori ultimi” su cui si fondano le nostre società. Saremo chiamati a decidere quali dati raccogliere e condividere e seconda di quali modalità, a limitare l’accesso ai nostri dati personali per tutelare la nostra privacy rispetto all’azione di poteri pubblici e privati. “Questo rappresenta una sfida etica e geopolitica”. Non si può nascondere che il modello cinese non è comparabile con quello europeo fondato sulla tutela dei diritti dell’individuo.

PUBBLICITÁ

 

Al centro delle riflessioni di Tasioulas c’è la tenuta delle istituzioni democratiche rispetto all’avanzata delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale: “Solo se saremo in grado di creare una discussione pubblica davvero democratica saremo in grado di arricchire il processo deliberativo relativo all’adozione di queste tecnologie e non relegare tutto alla tecnica”. Il nuovo centro di ricerca di Oxford intende porsi al centro della discussione globale mettendo insieme il meglio della tradizione interdisciplinare della ricerca con l’obiettivo di formare una nuova generazione di studiosi che sappia comunicare anche con i non specialisti. In questa sfida la concorrenza offrirà stimoli alla ricerca in un contesto che le scienze filosofiche e sociali non hanno spesso conosciuto. Molte compagnie big tech hanno infatti creato all’interno dei loro dipartimenti di ricerca e sviluppo team di ricercatori con lo specifico obiettivo di contribuire in maniera decisiva a incidere fin dall’inizio sulle riflessioni relative ai temi etici legati all’adozione delle tecnologie dell’intelligenza artificiale.

 

Così, sempre più spesso, i migliori ricercatori si trovano davanti a offerte di lavoro a cui può apparire difficile rinunciare: stipendi da Silicon Valley e accesso a dati ed esperimenti delle società tecnologiche. Un contesto con cui, ad oggi, anche le più prestigiose università fanno fatica a competere. Per questo Tasioulas intende lanciare da Oxford una “sfida globale” che provi a tenere insieme la grande tradizione filosofica dell’università inglese con le spinte delle compagnie del big tech e gli interrogativi posti dall’intelligenza artificiale. “Lo faremo però senza la pretesa che i filosofi possano sedersi sul piedistallo e dare delle risposte che tutti dovranno limitarsi a recepire. Saremo parte della conversazione con l’obiettivo di dare il nostro contributo e di apprendere dagli altri”. Una sfida non banale.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ