Il tennis a Parigi non è solo Roland Garros. Le racchette al Giardino del Lussemburgo

Mauro Zanon

Quando ragazzini, studenti, gentiluomini e gentildonne si davano appuntamento lungo i viali alberati del giardino pubblico parigino per giocare

Parigi. Furono i turisti inglesi, a partire dal 1878, a far conoscere in Francia quello sport che Walter Clopton Wingfield, inventore e militare di origini nobili nato in Galles nel 1833, aveva ribattezzato “lawn tennis”, tennis su prato. Alcuni aristocratici parigini dell’epoca storsero il naso dinanzi all’invenzione britannica, che per loro non era altro che una deformazione del francesissimo Jeu deu Paume. Ma cambiò poco. Il lawn tennis, rapidamente, fece breccia nei cuori dei francesi, sorsero campi in ogni angolo del paese, da Dinard a Cannes, da Le Havre a Parigi. E dove non c’erano i campi, si improvvisava: come accadde alla fine del Novecento nel Giardino del Lussemburgo, il polmone verde della capitale, inaugurato da Maria de’ Medici nel 1612. Ragazzini, studenti, gentiluomini e gentildonne si davano infatti appuntamento lungo i viali alberati del giardino pubblico parigino per praticare il tennis, portando con sé non solo racchette e palline, ma anche le reti, compensando in questo modo l’assenza di campi.

 

     

Per placare le lamentele dei pacifici flâneurs del Lussemburgo, indispettiti dal nuovo fenomeno sportivo arrivato da oltremanica, i questori del Senato (situato all’interno del giardino) riservarono ai praticanti l’allée Fleurus, situata sul lato ovest. Ma come riporta il sito del Senato, la presenza di quei giocatori improvvisati lungo i viali non fu sempre facile da gestire. E provocò parecchi incidenti: “Diverse persone sono state ferite da alcune palline, alcuni giovani operai di una fabbrica situata vicino al giardino rimbrottano quelli che escono dai limiti del campo, e scoppiano litigi tra giocatori che si concludono con reti tagliate”. Gli stessi praticanti non erano soddisfatti dello spazio ristretto che era stato loro adibito. E nel 1927 decisero di unirsi e di scrivere una petizione all’attenzione dei questori del Senato: “La parte del viale che ci resta (era stata ridotta ulteriormente dopo la Prima guerra mondiale, ndr) è da considerarsi impraticabile”. Poi, nel 1938, arrivò la svolta, grazie a Jean Borotra, uno dei quattro moschettieri del tennis francese (gli altri furono René Lacoste, Henri Cochet e Jacques Brugnon).

Sei volte vincitore della Coppa Davis, dal 1927 al 1932, Borotra, nato a Biarritz e soprannominato il “basco salterino” (traduzione di Gianni Clerici), ricevette un premio per la sua carriera di 30mila franchi: somma che decise di devolvere integralmente alla Fédération française de lawn tennis affinché costruisse dei campi nei parchi e nei giardini parigini, per permettere alle classi popolari di praticare il gioco del tennis. Sollecitati, i questori del Senato accordarono gratuitamente una concessione alla federazione per costruire sei terreni su due aree del giardino del Lussemburgo: l’inaugurazione avvenne 11 giugno del 1939, in presenza dell’allora presidente del Senato Jules Jeanneney, del ministro dell’Istruzione, Jean Zay, e dello stesso Jean Borotra.

     

    

Fu un grande gesto di filantropia a dare inizio alla storia dei campi da tennis del giardino del Lussemburgo, i più affascinanti di Parigi, ancora oggi in funzione e a prezzi accessibili a tutti, proprio come voleva Borotra. Nel 2017, il presidente del Senato, il gollista Gérard Larcher condusse addirittura una battaglia giudiziaria per mantenere questo piccolo paradiso tennistico sotto il “suo” controllo (attraverso la Federazione francese di tennis). A scolpire nel mito i campi del giardino del Lussemburgo è Jean-Luc Godard nella sequenza di apertura di “Pierrot le fou”: la grazia di uno scambio tra due parigine in minigonna bianca, dei gesti bianchi in una Parigi soleggiata, prima della fuga burrascosa verso il sud di Pierrot, incarnato da Jean-Paul Belmondo.

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