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la 14esima tappa: Sierre-Cassano Magnago, 194km

Giro d'Italia. Denz vince, Armirail in rosa. Gran calma

Giovanni Battistuzzi

Il tedesco della Bora vince la seconda tappa. Il francese prende la testa della classifica generale. Non è un campione il francese, ci sono troppe salite per lui, ma dato il disinteresse di Thomas e compagni, gran calma

L’ha rifatto Nico Denz. Questa volta all’ultimo, di velocità allo sprint, al termine della 14esima tappa del Giro d’Italia. C’era ancora riuscito nessuno a vincere due tappe al Giro d’Italia 2023, l’ha fatto lui che non se lo calcolava nessuno. Due fughe centrare, due vittorie, non è da tutti, anzi. A Rivoli aveva vinto di resistenza e convinzione, a Cassano Magnago di furbizia e zen. Ci vuole anche questo. Le fughe, soprattutto quando sono numerose, prendono dinamiche strambe. Ciò che sembra azzeccato a un certo punto poi risulta sconclusionato alla fine. Davide Ballerini, Stefano Oldani, Laurenz Rex e Toms Skujiņš pensavano di aver colto l’attimo giusto. Lo è sembrato a lungo, non era così. Li hanno raggiunti sul più bello, a poche centinaia di metri dal traguardo. Capita. Il ciclismo è spesso un rimescolamento, una ridefinizione del merito. I corridori sono governati dall’ordine d’arrivo, chi arriva primo aveva dalla sua la ragione. Può piacere o non piacere ma è così.

Nico Denz ha vinto, questa volta impersonando la figura del guastafeste. Succede. Dopo anni a fare il lavoro sporco, a contribuire negli inseguimenti, a mettere in fila il gruppo per permettere volate e recuperi del gruppo, è ciò che meritava. Ha la gamba buona, ha corso in modo intelligente, ha saputo sfruttare l’occasione. Buono così. Forse perché ci piace la musica Denz, “che pure un alieno la impara”, perché è così quando vincono i corridori alla Denz, serve andare “dove si balla / fottitene e balla / tra i rottami balla per restare a galla”, a cantarla con Dargen D'Amico.

 

          

Hanno ballato in tanti oggi, tutti, forse perché la pioggia è ancora scesa a rendere più complicato l’incedere dei corridori. E c’è niente di più fastidioso del maltempo quando si va in bici. E poco importa che non è colpa del Giro d'Italia, del ciclismo, dei corridori e di tutto il resto. Ma a infradiciarsi, sentire il freddo uscire dalle ossa, percorrere chilometri che nulla possono dire per la classifica generale possono contribuire a (lo hanno confermato un paio di corridori in gruppo), indisporre anche gli animi più consapevoli della fatica dell’essere corridori. La giornata di oggi non è stata la prima: giù dal Sempione era uno schifo . Ci può far niente l’organizzazione del Giro, è mica colpa sua. Ci possono far nulla gli appassionati, è mica colpa loro. Ma piove, e a dire governo ladro si rischiano querele, e allora serve gran calma, come scrive sempre, domenica dopo domenica commentando la Serie A, il nostro Enrico Veronese.

E gran calma ci vuole davvero a comprendere che se Bruno Armirail ha indossato la maglia rosa non è un insulto al Giro, anzi, tutt'altro. Ora serve superarlo. Se lo calcola nessuno Bruno Armirail, Cosa ha fatto? Al massimo ventottesimo alla Vuelta? Recuperargli il minuto e quarantuno è banale, pensano. Probabilmente sarà così.

Però a volte a osservare i condannati alla gogna, viene da sperare che il boia non sia così ligio all’ordine. E che ci possa essere un finale alternativo, diverso da quello quello banalizzato dai più. E che ci sia in fondo una giustizia per i coraggiosi. E allora gran calma davvero. Perché magari gli allez Armirail potranno fare effetto, speranza del tutto vana, ma chissà. Perché Armirail è un tipo tosto, che non vince, non vincerà, ma tant'è. Allez Armirail. Il ciclismo è pieno di cause perse. Una in più non farà male.

    

L'ordine d'arrivo della 14a tappa del Giro d'Italia 2023

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