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Me ne stavo così bene, nel mio buen ritiro al Victory bar alle Falkland, e non avevo nessuna intenzione di riprendermi dalla sbronza. Poi però ho sentito come avete stuprato il nostro inno, l’altra sera a Napoli, e ho deciso di tornare anche solo per mandarvi a fanculo. Stenderò un pietoso velo su come avete cantato il vostro, già brutto di suo e peggiorato con lo stile rap neomelodico – e non dirò nulla sui fischi dello stadio durante God Save The King: anche se forse il direttore mi censurerà questa frase per non offendere nessuno, penso che allo stadio sia un dovere fischiare e fare cori contro gli avversari. 

Io capisco che vi stiamo sulle palle, e capisco pure che pensavate di batterci, ma affidare il nostro inno a una “cantante napoletana di origini inglesi” che sbaglia la nota e poi canta God Save The Queen quando da sei mesi a Londra c’è il King è peggio che fare discriminazione territoriale. Per fortuna poi ci hanno pensato i nostri giocatori in campo a sistemare le cose, andando sul 2-0 in ciabatte e poi controllando la partita senza sudare, nonostante un arbitro più inadeguato di un giornalista di interni che dà opinioni di bioetica. 

 

Voglio il nome del vino che Mancini e i giornalisti della Rai hanno bevuto giovedì sera, però: riuscire a dire che gli Azzurri hanno dominato e giocato bene il secondo tempo è per forza frutto dell’alcol. Tranquilli però, agli Europei si qualificano le prime due, e se riuscite a superare lo scoglio della Macedonia del Nord potreste farcela anche voi, soprattutto se trovate una lingua comune per fare parlare tra loro i giocatori italiani (lo spagnolo, forse?). La vittoria di giovedì non mi ha però fatto passare la tristezza per le magrissime figure di alcune squadre inglesi in Europa – fermo restando che Champions ed Europa League le vinceremo noi. Vi vedo invece particolarmente gasati dal cammino delle italiane, tanto che sembra vi siate già dimenticati della pena che fa la Serie A e pensiate davvero che tre club ai quarti di Champions siano il sintomo di un sistema che regge e funziona. 

Fatemi brindare piuttosto a Roy Hodgson, tornato ad allenare il Crystal Palace a 74 anni, il Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico che da buon colonizzatore ha vinto solo all’estero. Cheers, Roy. E cheers anche a Cristiano Ronaldo, che sarà pure vecchio, bolso, stronzo e impegnato in un campionato più farsa della Ligue 1, ma è tornato a giocare in Nazionale, ha segnato una doppietta e abbattuto un altro paio di record.

Vorrei dire che CR7 può essere la “carta segreta” del Portogallo in vista dell’Europeo, ma ho l’impressione che il gioco di parole non sia dei più felici in questo momento. Ci attende un weekend di sfide imperdibili come Scozia-Cipro, Israele-Kosovo e Liechtenstein-Islanda, e mi aspetto almeno una decina di articoli di geopolitica del calcio su Armenia-Turchia. Io rimango al bancone del pub, aspetto la Premier, la mia bionda, e alzo il boccale alla World Athletics. Ma non vi dico perché se no mi rompete le palle per un mese.

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