Foto tratta dal profilo Twitter @LeonessaBrescia  

Coppa Italia di basket. Il momento magico e irripetibile della Germani Brescia

Umberto Zapelloni

La vittima designata, destinata a tornare a casa subito dopo il faccia a faccia con i campioni d’Italia invece ha vinto il trofeo. La gran finale di Amedeo Della Valle

Se la Leonessa, invece di essere una squadra di Brescia, fosse un’università americana a Hollywood starebbero già preparando un film sulla sua impresa. Perché si tratta di una di quelle favole che solo lo sport sa raccontare con la cenerentola del torneo, ottava testa di serie su otto, che si prende la Coppa Italia tra i coriandoli colorati davanti a 11.936 spettatori in fondo a una quattro giorni di partite che ha stabilito il record di sempre nella storia della competizione che è il fiore all’occhiello della Lega Basket. E sarebbe un film bellissimo con tanto di storia nella storia con Amedeo Della Valle, l’uomo partita, il miglior marcatore della finale, che dopo aver sollevato la coppa la dedica tra le lacrime a una cara amica che da un mese non c’è più e lo guarda e protegge da lassù. Dentro di se questo ragazzo nato ad Alba, non lontano da questo palazzo torinese, poco meno di trent’anni fa, deve aver davvero trovato qualcosa di speciale. Un’energia che gli ha permesso di ribattere colpo su colpo alle fiondate di Marco Belinelli, l’highlander del nostro basket che in 64’ nella tre giorni di coppa ha segnato 65 punti con il 53,3 per cento da tre. Della Valle, un figlio d’arte, un giocatore che è cresciuto in America dopo aver esordito a Casale, ha girato in lungo e largo il nostro paese (e non solo, è stato anche a Gran Canaria e Budocnost) trovando solo a Brescia l’aria e l’atmosfera giusta per riprendersi dalla bocciatura dell’Olimpia che nel 2020 lo aveva abbandonato al suo destino, altro incompreso di Ettore Messina. Della Valle con i suoi 26 punti ha guidato la Germani Brescia al primo trofeo della sua storia in quella che per Sergio Scariolo, il coach battuto della Virtus, è stata una po’ come una partita del cuore perché lui è un figlio di Brescia e in questa squadra aveva cominciato a muovere i primi passi in panchina ispirando al barone Sales.

 

Ma questa è una finale in cui tutte le storie si intrecciano: Della Valle è stato il re della partita nella città che per papà Carlo era stata l’inizio di una bella carriera. Storie di uomini come quella di Alessandro Magro, il coach di Castelfiorentino che in quattro giorni ha battuto due icone del nostro basket come Ettore Messina e Sergio Scariolo. Con l’organizzazione di gioco, l’energia difensiva, la sfacciataggine dei suoi giocatori è riuscito a non far mai tremare le gambe ai suoi anche quando sembrava che Milano in gara uno e Bologna in finale avessero ripreso in mano il gioco. “È stata una gara molto seria in difesa, una serata felice anche in attacco - ha spiegato il coach - Questo ci ha permesso di condurre la gara, fino a quando loro hanno deciso di passare a zona e noi ci siamo fermati. Abbiamo provato a venirne a capo, ci siamo affidati ai giocatori di talento ed Amedeo ha fatto una partita incredibile. Massinburg e Petrucelli importantissimi, ma una nota anche per Burns che ha dato tantissimo in assenza di Cobbins. Eravamo qui dopo un momento difficile, più vicini all’ultimo posto che alla zona playoff, un periodo di polemiche e critiche giustificate”.

 

Eppure la vittima designata, destinata a tornare a casa subito dopo il faccia a faccia con i campioni d’Italia, ha trovato il suo momento magico e irripetibile: “Sapevamo che dovevamo venire qui dimenticando tutto il pregresso, giocare quasi una bolla - ha spiegato il coach - vincere in questo momento è stato ancora più bello, con enorme umiltà. Credo che questa coppa abbia due valori fondamentali: vinta battendo due squadre incredibili come Milano e Bologna punendole con le loro armi, la difesa. La seconda è che Brescia ad oggi non aveva vinto nulla, quindi quello che abbiamo fatto noi tutti verrà scritto indelebilmente nella storia”. Sì nella storia. Nella piccola grande storia della pallacanestro italiana che si è fatta la festa e se la è goduta a Torino riempiendo un palazzo che piccolo non è e inondando il web con storie costruite apposta dagli influencer ingaggiati. Ma è stato bello vedere protagonisti i giocatori italiani. Della Valle, ma anche Belinelli e perfino Burns o Hackett. Non gente di primo pelo purtroppo, ma esempi per i giovani che li guardano. Facendo le cose per bene e con serietà sanno che in Serie A ci saranno spazio e gloria anche per loro.

  

Ps: c’è chi suggerisce che avendo perso con Brescia andrebbe maltrattato anche Scariolo come abbiamo fatto con Messina l’altro giorno. Ma è il peso delle aspettative a schiacciare il coach di Milano. Dall’Olimpia, come ha detto lui stesso a inizio stagione, ci si aspetta che vinca tutto e vinca sempre.

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