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Lo sport giovanile vale un centesimo del pil: l’iniziativa di Coni e Banca Ifis per preservarlo

Francesco Gottardi

I giovani seguono sempre di più i massimi talenti della loro generazione. Ma non tutte le famiglie riconoscono il valore dell'attività sportiva. Le borse di studio dei due enti serviranno anche a colmare le lacune

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Formare i cittadini e i campioni di domani. Per il secondo anno consecutivo, il Coni e Banca Ifis annunciano il progetto congiunto a sostegno dello sport di base: 160mila euro donati in borse di studio alle decine di atleti che hanno vinto una medaglia mondiale under 18 nel corso del 2022. “Quest’anno la cifra pro-capite purtroppo è leggermente inferiore”, spiega il numero uno del Comitato olimpico. “Ma la ragione è semplice: abbiamo conquistato più medaglie. Ringrazio Ernesto Fürstenberg Fassio”, il presidente di Banca Ifis, “che un giorno mi telefonò per chiedermi cosa avremmo potuto fare insieme avendo a disposizione dei fondi per lo sport. Da lì nacque questa iniziativa, orientata alla crescita di un asset fondamentale della società italiana”.

 

Sono più di 7,5 milioni i giovani tra i 3 e i 19 anni che ogni anno praticano attività sportiva nel nostro paese, con una spesa media di circa 300 euro in abbigliamento e attrezzature. Un ecosistema silenzioso, eppure quantificabile in quasi 30 miliardi di ricavi annui: circa l’1 per cento del pil nazionale e il 31 per cento dello sport system nel suo complesso. È la fotografia tracciata dall’ultimo rapporto di Banca Ifis, presentato oggi a Roma durante l’incontro con i vertici del Coni. Lo studio spiega come gran parte di questo valore (circa 25 miliardi) sia attribuibile al fatturato delle società sportive e di gestione degli impianti (il 54 per cento del comparto a livello nazionale). Il resto è per lo più traducibile in esternalità positive: soprattutto grazie all’effetto performance dei giovani atleti che genera un impatto moltiplicativo sull’intero movimento.

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Si pensi ai massimi talenti delle nuove generazioni. Da Jannik Sinner a Benedetta Pilato, da Gabriele Procida a Larissa Iapichino: che fosse la vittoria di un torneo Atp, un argento ai Mondiali di nuoto, la chiamata dell’Nba o un record nel salto in lungo, in media, dopo il traguardo internazionale, i follower dei loro profili social sono cresciuti del 262 per cento. Un boom esponenziale, che testimonia come il ruolo dei modelli sia ancora fondamentale per avvicinare ragazzi e ragazze a una o più discipline. Foss’anche nella palestra sotto casa, al parco, al campetto: ogni grande storia è iniziata così.

 

Ma tutto questo va incentivato. Oggi oltre tre famiglie italiane su quattro riconoscono il valore sociale e i benefici sulla salute dell’attività sportiva. Eppure il dato potrebbe essere ancora più alto: il 92 per cento delle famiglie con figli che non praticano sport spiegano di essere frenate da costi e disponibilità di infrastrutture sul territorio. Una lacuna evidente, che iniziative come le borse di studio elargite da Coni e Banca Ifis possono contribuire a colmare. Perché dall’esercizio di base a quello d’élite il passo può essere breve: in quasi una famiglia su due c’è un ragazzo che pratica sport a livello agonistico. Come sottolinea Malagò, per le nostre giovani promesse quest’anno è stato migliore dell’anno scorso. E il prossimo potrà essere ancora migliore, fornendo gli strumenti adeguati. Seminare bene significa raccogliere oro: Tokyo 2020, vi ricorda qualcosa?

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