Foto Ap, via LaPresse

Qatar 2022

Il fattore M in Argentina-Croazia

Davide Ferrari

La sfida tra Messi-Modric e compagnia nei versi del poeta Juan Octavio Prenz, argentino di origine istro-croato, e in un tautogramma

In fatto di suspense, Qatar 2022 ci sta regalando un finale degno di M - Il mostro di Düsseldorf: Argentina e Croazia sono arrivate in semifinale dopo due partite che i deboli di cuore avrebbero volentieri evitato. Francia e Marocco il cuore l’hanno messo tutto sul campo evitando la lotteria dei rigori. Harry Kane invece sta ancora cercando i pezzi del suo tra l’erba verde dello stadio Al-Bayt. Nel film-capolavoro di Fritz Lang, una volta rintracciato l’assassino, l’imprendibile Hans Beckert, gli fu disegnata col gesso sulla giacca la lettera M (l'iniziale della parola tedesca mörder, assassino appunto) per poterlo riconoscere e pedinare. A quanto pare, la consonante è il trait d’union di queste due partite. Soprattutto quella tra Argentina e Croazia: è la sfida tra Lionel Messi e Luka Modrić, due capitani, due ragazzi un po’anzianotti che col pallone riescono ancora a creare traiettorie scritte sull’acqua. Per star loro dietro, gli avversari dovrebbero usare lo stesso stratagemma dei protagonisti del film tedesco. E non sono del tutto sicuro che funzionerebbe.

  

M dicevo: M come mondiale. M come Messi (e come l’ombra di Maradona) e Modrić. Come Mbappé e Marocco. M come la monade CR7 che perde il moccio in mondovisione mancando maldestramente la sua ultima semifinale. L’undicesima lettera dell’alfabeto italiano ha una storia bellissima: deriva da quella greca Mi (Μ, μ) passando dal fenicio Mem. Probabilmente deve la sua origine agli alfabeti iconografici. Si crede che arrivi dal geroglifico (dove rappresentava una N nell'antico egizio) e che diventò M in semitico proprio perché, in quella lingua, con questo suono cominciava la parola “acqua”. Dobbiamo immaginare una serie di piccole M unite tra loro a suggerire un mare dalle onde a punta come lo disegnerebbero i bambini. La perfetta trasposizione calligrafica dell’acqua.

   

Foto Ap, via LaPresse  
      

Il poeta Juan Octavio Prenz incarna perfettamente la partita di stasera perché in lui, argentino, scorre sangue istro-croato. Nella sua poesia Terraferma sembra proprio rivolgersi a Messi o Modrić, trascinatori delle rispettive nazionali: È certo che avanzavi fendendo il mare. / Non hai mai saputo se eri tu a trascinare la nave / o se, come sospetti, ne eri sospinto. // A volte volevi protenderti più del necessario, / ma il carico era pesante. / Altre, volevi ritrarti, / ma lo slancio era troppo forte. // Sulla terraferma è un'altra cosa. / Benché tu non sappia bene cosa.

  

In Figure di prua, sua seconda raccolta di poesie, l’ispirazione del poeta trova fondamento nell’acqua e nelle navi come simbolo di luoghi senza radici su cui l’essere umano si muove senza confini nel respiro universale. In particolare nelle polene, quelle decorazioni in legno poste alla prua dei galeoni che rappresentano figure femminili o animali. Secondo Prenz i tempi passano, come le storie degli uomini e le loro imprese. Restano le polene a narrarne le gesta.

 

Siamo agli sgoccioli di questo inaspettatamente meraviglioso Mondiale. Voglio riassumerne l’ultima fase con un tautogramma, gioco letterario che consiste in una frase o componimento le cui parole cominciano tutte con la stessa lettera (sono ammessi articoli e preposizioni) nel segno dei suoi protagonisti e della lettera M. Un tautogramma come una polena che solca l’acqua e il tempo.

Mille metri mancano al Mondiale:

Mbappé metterà in mostra i muscoli,

Messi la maestria dei minuscoli.

Modrić-meringa la meraviglia

multiforme di madreperlacee magie,

mentre la Monade megalomane

– mandate maledizioni, minacce,

mugugni a momenti –

mastica mesto macerie,

e maldisposto, mendica medicamenti.

Ma il Marocco, macinate molte miglia

modestamente, si muove a mille:

montagna maestosa fa meraviglie,

metodica macchina morde la meta,

melodia mirabile meravigliosa

magistrale magia.

Mass-Media melensi millantavano

la medesima messinscena:  

la minchiata del monopolio mondiale

mosso da milionaria moneta.

Ma, mutatis mutandis,

il Marocco, mirata la meta,

manda un messaggio

ai matusalemmi Modrić e Messi,

al mattatore Mbappé

mentre mette le mani mimando

un maitre-a-penser:

«Ai Mondiali modello mascotte

mediterranea? Macché!

Martiri di madrepatria, mimetizzati

da mendicanti, macchiette, e da maggiordomi,

marciamo da matador! Meritiamo

il miracolo, il mondo, il match-point!».