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Qatar 2022

Tutti fradici per il 3-1 della Francia, dell'Inghilterra non parla nessuno. Avanti così

Jack O'Malley

Ad andare avanti quando le partite contano al Mondiale sono sempre le stesse, alla faccia della retorica sulla “nuova geografia del calcio”

E adesso, sotto con i mangiarane. Lo so che voi pensate che perderemo contro Kylian “Il fenomeno” Mbappé, che i Blues sono “seri candidati al titolo” (copyright un qualsiasi giornalista sportivo italiano in questi giorni) e che all’Inghilterra non crede nessuno. Meglio così, sarà più bello sbronzarsi dopo averli eliminati. Poiché si è deciso che bisogna bagnarsi a ogni gol dell’attaccante del Paris Saint-Germain, e ammorbare tutti con le statistiche su quanti gol ha già fatto a soli 23 anni in Coppa del Mondo o i ridicoli paragoni con Haaland su chi sia il più forte dei due (grazie, uno gioca in una Nazionale di fenomeni, l’altro in quella di un paese dove vanno molto forte sulle slitte e con i suicidi e basta). Apprezzo gli orgasmi giornalistici per Mbappé solo perché per qualche ora ci hanno liberati da quelli per Messi, passato grazie a una grossa fetta di culo contro l’Australia (ma di cosa stiamo parlando?) e già raccontato da tutti come saggio, geniale, miracoloso, guru, leader e naturalmente reincarnazione di Maradona. La sola idea che possano vincere il Mondiale mi fa propendere per il suicidio assistito (dalla mia bionda, of course), solo immaginare le tonnellate di retorica che Lele “Osvaldo Soriano dei poveri” Adani riverserà nei microfoni della Rai dovrebbe farvi propendere per la fuga in Antartide insieme alla dirigenza della Juventus.

 

Di noi inglesi non parla nessuno, dicevo, al massimo si ride di Maguire. Continuate così, grazie. Tutti fradici per il 3-1 alla Polonia, una squadra imbarazzante che è riuscita soltanto a battere l’Arabia Saudita e poi ha giocato sui cartellini gialli per passare il turno, alzate di spalle sul 3-0 nostro contro il Senegal, che certo contro di noi poteva prendere in considerazione l’idea di difendersi e non di schierarsi dietro con il modulo “gnu nella prateria”, ma che almeno due partite del girone le aveva vinte. Ho già letto titoli su “una sfida che sa di vecchia Europa”, e mi sono cadute le pinte per terra.

 

Martedì il Marocco mi smentirà, ma con quelle pinte volevo brindare al fatto che alla fine ad andare avanti quando le partite contano al Mondiale sono sempre le stesse: quanti articoli sulla “nuova geografia del calcio” scritti in questi giorni sono già da buttare, quanti elogi alle africane e alle asiatiche (ho scritto prima dopo i rigori di Giappone-Croazia e prima di Brasile-Corea, se per caso ha vinto la Corea nel frattempo si saranno suicidati tutti i brasiliani) per non parlare delle Nazionali arabe, da tutti vendute come sicure sorprese della competizione, andati perduti come lacrime nella birra. E quante cazzate di gesti per sensibilizzare il popolino sui diritti di cui grazie a Dio non si parla più. Ora c’è il calcio, che è l’unica cosa per cui vale la pena fare questo mestieraccio: raccontare i gol, le azioni, gli assist, le vittorie e le sconfitte. Un pallone è un pallone è un pallone, non un rimbalzo del destino né un partito politico. E sì, Mbappé è fortissimo e probabilmente sabato ci farò il culo, ma li avete visti Bellingham e Foden? Ho tirato fuori il miglior brandy che avevo in cantina per applaudirne i numeri contro il Senegal. E ne ho tenuto molto da parte per la partita contro la Francia. Servirà in ogni caso.

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